Regia di Fernando González Molina vedi scheda film
Continua il postribolare gemellaggio fra Italia e Spagna, tramite il quale le due nazioni barattano i loro prodotti peggiori. Questa come lo si deduce dal titolo è la versione iberica dell’”opera omnia” (sì, sono sarcastico) di Federico Moccia “Tre metri sopra il cielo”. Con Fernando González Molina alla regia, la quale predilige un’estetica pop ancora più patinata, il metraggio segue pedissequamente tutto ciò che era stato già “assaporato” nel lavoro di Lucini, enfatizzando sguaiatamente alcune parti (la gara di flessioni qui sembra un’olimpiade dell’antica Grecia, con tanto di enormi ovazioni dal pubblico vigente, mentre i flashback relativi al tradimento della madre sono un melodrammone da serial), risolvendo le insensatezze di altre (finalmente durante le competizioni in moto sapremo quali sono le posizioni dei partecipanti, provando anche un po' di brivido, benché si ravvisino errori di continuità), e sopprimendo la voce fuori campo dell’insopportabile speaker (alleluia!). “Step” si chiama Hugo (nome azzeccato devo dire) ed è un briccone mascellone con qualche timbro emozionale extra rispetto a Scamarcio (niente contro di lui, ma in "3MSC" è proprio impietrito…). “Babi” è María Valverde: insipida, monocorde, ingessata, ma pur sempre meno di Katy Louise Saunders; rimangono i gridolini, i maglioncini, i castelli (di nuvole), le scritte stolte scarabocchiate sui ponti (fortunatamente senza Tiziano Ferro a musicare la “poesia” di tali squisitezze). Noia mortale incorporata. Buon divertimento.
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