Regia di Cesare Fragnelli vedi scheda film
Avere vent’anni. La leggerezza, l’ingenuità. Il valore dei legami amicali, il conflitto generazionale, la frequenza sospetta della parola amore, il sesso. I sommovimenti di una terra di passaggio, le paure tramutate in atti di forza. E via elencando. C’è tutto questo, in Oltre il mare, ma in forma bozzettistica: nel mettere in scena questo gruppo di tardo adolescenti/giovani uomini Fragnelli cerca meritevolmente la complessità, stipa in qualche personaggio tensioni contraddittorie, ma cade spesso nel macchiettismo monodimensionale più ridicolo, finendo per propinare maschere grottesche più che ritratti realistici. Certo, gioventù significa crisi d’identità, appropriazione di atteggiamenti conformi e preconfezionati, ma per l’umanità di Oltre il mare la questione pare un alibi: dietro gli stereotipi indossati non vibra alcunché, anche a causa di una recitazione che è facile dirsi immatura, e infatti lo è. E se la mdp si sforza di uscire dalla medietà televisiva, il commento musicale fa che ogni emozione sia esplicita, chiusa in pacchetti ben comprensibili, vizio che pesa anche su un montaggio che costruisce parallelismi ricattatori. Nonostante le intenzioni, l’affresco su un’età diviene un calderone strabordante, dove si accumulano problematiche con superficialità, quasi come se si fosse davanti a una lista di temi da spuntare, a scapito della definizione dei personaggi. È un male comune italiota: la ricorrente, temibile sindrome La bestia nel cuore.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta