Regia di Stuart Hazeldine vedi scheda film
Niente spettacolo, niente divertimento. L'azione si svolge in una stanza, dalla prima inquadratura all'ultima. Eliminati gli spettatori che soffrono di claustrofobia, restano gli altri, che abbandoneranno la visione via via come i protagonisti abbandonano la stanza, dovendo affrontare una via crucis fatta di interpretazioni discutibili, sceneggiatura insipida, personaggi irrisolti, luoghi comuni pescati dal visto e rivisto, poche idee ma confuse, situazioni senza senso. Coloro che resistono fino alla fine lo fanno con un solo, legittimo scopo: vedere come andrà a finire questa specie di Grande Fratello, sperando che il finale rivaluti la pellicola. E' una pia speranza. La conclusione è la parte peggiore del film, intende fornire una spiegazione, dare una logica, ma non fa altro che far toccare con mano che tutta l'operazione è una ciofeca, un castello di carte che crolla miseramente. Tanto valeva lasciare tutto irrisolto, tutto sospeso, almeno gli spettatori che amano farsi prendere in giro avrebbero abboccato. Pensare di vedere il film una seconda volta fa rabbrividire.
Otto persone entrano in una stanza per sostenere un esame. L'esaminatore illustra le regole della prova, e chiede una risposta. Poi esce. Ma sul foglio non c'è alcuna domanda.
Colonna sonora non è il termine più adatto, solo qualche sintetizzatore qua e là. Niente musica, siamo inglesi!
Non la cosa peggiore, ma lungi dal conferire spessore alla vicenda, la regia si rifugia a tratti in soluzioni di maniera e ammiccamenti trendy, facendo abbassare il ritmo della narrazione, che limitata tra quattro mura avrebbe bisogno di ben altra mano. Sidney Lumet docet.
Se la cava senza infamia e senza lode, ha il solo grosso difetto di assomigliare parecchio alla Gelmini, con tanto di occhiali, e questo non le giova affatto.
Poverina, più che recitare sospira, del resto si fa presto a contare quante parole emette. Dovrebbero essere quattro. O cinque.
Sembra presa in prestito dal cast di qualche CSI, ha un sacco di tempo a disposizione ma più che altro lo impiega ad ascoltare gli altri. Non giudicabile.
Mugugni. Sguardi. Tremolii. Qualche parola in francese. Il repertorio è tutto qui.
Oh, finalmente un attore recitante. Nigeriano, sa di classico, non ammalia ma fornisce una prova onesta.
Bella a tratti, a tratti meno, ha se non altro il pregio di passare per una tipa in gamba, e strappa una certa simpatia. Tutta fatica sprecata.
Secondo attore recitante, è il villain della situazione e una delle cose migliori della pellicola, almeno sfodera verve ed è sanguigno (in tutti i sensi).
Con tutte quelle "i" sembra il nome di un gatto, l'attore metà indiano metà irlandese mi suona artificioso e sopra le righe, quasi una macchietta.
L'unico attore prestigioso (James Bond, Resident Evil e mille altri) è usato col contagocce, forse costava troppo ed il budget più di tanto non permetteva. Peccato.
Chissà quanto è stato pagato per stare dritto in piedi e zitto tutto il film. Potevamo farlo anche noi.
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