Regia di Andrew van den Houten vedi scheda film
Da quando nel 1858 il guardiano del faro dell'isola di Catbird scomparve insieme alla moglie ed ai due figli, omicidi efferati ed inspiegabili sparizioni di bambini iniziarono a verificarsi ciclicamente lungo le coste del Maine.
Circa 150 anni dopo, e ad 11 dalla visita precedente, a minare la pace della piccola località rurale di Dead River, ai confini con il Canada, è la loro discendenza, una terribile gang di cannibali guidata da un uomo ed una donna adulti e composta da ragazzini rubati in fasce ai propri genitori. Alla ricerca di nuova gioventù da crescere e di carne da mangiare, la banda si introduce in una villa e fa scempio dei corpi della madre e della baby sitter di una neonata, rapendo la piccola ma finendo accidentalmente per uccidere anche lei, e decidendo di conseguenza di affrettarsi a tornare di nuovo alla carica per rimpiazzarla e sedare la maledizione che questo evento nefasto potrebbe aver provocato: il nuovo obiettivo è individuato in Melissa, la figlioletta dei coniugi Amy e David Halbard, i quali, ignari del pericolo incombente, ospitano in casa un'amica della donna, Claire, e il suo ragazzino di 8 anni, Luke, ed attendono, timorosi ed incerti sul da farsi, l'arrivo imminente di Stephen, l'ubriacone e manesco marito da cui lei sta divorziando, deciso a raggiungerla con propositi minacciosi nonostante un'ordinanza di restrizione glielo impedisca.
Mentre la polizia, intervenuta sul luogo del massacro, incarica delle indagini l'ex sceriffo George Chandler che, già esperto del modus operandi dei selvaggi per avergli dato la caccia undici anni prima, sceglie di impiegare tutti gli uomini a disposizione per setacciare ogni anfratto nei boschi della zona in cerca della loro tana, questi partono all'attacco dell'abitazione degli Halbard dando il via ad una nuova carneficina.
Pubblicato nel 1991, Offspring è il secondo romanzo della Dead River Series di Jack Ketchum (iniziata con Off Season nel 1980, e poi proseguita nel 2010 con il terzo titolo, The Woman, scritto a quattro mani con il regista Lucky McKee) ed il primo a diventare un film, sceneggiato dall'autore stesso del libro e diretto da Andrew van den Houten.
Offspring non manca di qualche spunto valido: è inquientante la sequenza d'apertura, con David Halbard che uscendo a prendere una boccata d'aria in piena notte vede una ragazza (della banda) sui 16 anni che, nuda, lo guarda dal bosco antistante la casa prima di allontanarsi, e poi, stupito ed incredulo, torna dentro; è buona quella in cui Stephen sequestra in automobile una liceale a cui ha offerto un passaggio; è raggelante e sinistra quella con la sedicenne di cui sopra che stupra un prigioniero tenuto a catena. Ma la messinscena è per il resto fondamentalmente piatta, e alle caratterizzazioni credibili e coerenti dei personaggi 'civilizzati' (tra cui la migliore è quella del perfido Stephen) fanno da contraltare quelle grossolane e caricaturali dei predatori (eccezion fatta per la capobranco), serviti peraltro pessimamente da costumi e trucchi da recita scolastica, con abiti ridicoli e parrucche da mercato delle pulci la cui insulsaggine va ben oltre i limiti del budget, facendosi spia di una generale tendenza all'approssimazione che pesa terribilmente sul giudizio complessivo.
Discreto finché si tratta di gestire l'attesa e preparare il terreno per i momenti più cruenti (seppur ricorrendo a dialoghi talvolta fin troppo didascalici), Offspring perde il passo proprio quando l'azione si fa serrata e l'orrore irrompe, penalizzato dalla scarsa credibilità di un'orda di feroci bambini assassini vestiti come i Flinstones e pettinati come Tina Turner, dalla direzione degli attori non sempre ottimale, e dalla prova non all'altezza di alcuni di questi (tra tutti l'insopportabile Stephen Grey nel ruolo del cannibale maschio adulto). Nel tentativo di coprire le magagne il regista sposta in alto l'asticella del filmabile, e senza risparmiar nulla allo spettatore gli mostra fustigazioni e torture, neonati lanciati in luride grotte e infanticidi, corpi umani sezionati cuori strappati e arti appesi come carne da macello, budella succhiate come stecche di liquirizia e crani aperti in due come noci di cocco, ma lo fa con stile sciatto e approssimativo, finendo per firmare un horror violentissimo ma scalcagnato e scostante perché a tratti carente della dovuta consistenza. **½
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