Regia di Kelly Reichardt vedi scheda film
Lasciata a casa la moglie incinta, il trentenne Mark si concede un weekend con il suo vecchio amico Kurt all'insegna dei vecchi tempi e di una breve escursione in una sperduta località termale immersa nei boschi dell'Oregon. Tra la malinconia per un presente di disillusioni e le preoccupazioni per un futuro di incertezze, si attardano attorno ad un bivacco come pure immersi nel tepore di una vasca da bagno sapendo che qualcosa è andato irrimediabilmente perduto e non tornerà mai più.
Old Joy (2006): Locandina
Dall'incessante vociare di un'autoradio in sottofondo e sullo sfondo del paesaggio suburbano attraversato dalla vecchia utilitaria dei protagonisti, si dispiega con garbata mestizia questo road movie di una sorprendente Kelly Reichardt alle prese (come nel successivo Wendy and Lucy) con l'adattamento di un racconto minimalista di Jonathan Raymond (nomen omen) scritto a quattro mani con l'autore ed ancora una volta incentrato sulla piccola odissea di un sottoproletariato di provincia che sembra avere smarrito la strada di un illusorio sogno americano, tra le nostalgiche rievocazioni di una gioventù di bagordi e le incombenti responsabilità di una vita adulta che si fatica ad accettare.
Brava ad alternare il controcanto di uno sterile dibattito radiofonico sulle inutili diatribe politiche che ammorbano la vita civile di un'America lontana e sconosciuta con la squallida realtà di una crisi economica scontata da una maggioranza silenziosa che non sembra avere voce in capitolo, la Reichardt affronta l'argomento con l'acuta sensibilità di chi si sa calare nel dolore e nello smarrimento di personaggi senza speranza, costretti nel rituale fuori tempo massimo di una gita fuori porta che ha il sapore del mesto bilancio di un'esistenza fallimentare. Siamo dalle parti insomma di un Grande Freddo dal punto di vista di una lower class che non ha avuto la possibilità di studiare (tranne un corso serale in cui ci si fa un'idea stravagante delle più avanzate Teorie Cosmologiche) e sa benissimo che questo sarà il destino che toccherà in sorte al proprio figlio, tentando una inutile fuga nel passato e nel giardino di un Eden contaminato dalla scorie di una civiltà urbana che trasporta i propri rifiuti laddove un tempo c'era solo verde e prosperità ("Non è che ci sia una gran differenza tra i boschi e la città...ormai ci sono alberi in città e spazzature nei boschi").
Old Joy (2006): Daniel London e Will Oldham
Old Joy (2006): Daniel London e Will Oldham
Old Joy (2006): Daniel London
Film dal discorso politico molto sfumato e da una tensione sociale trattenuta, si ripiega quasi su sè stesso nel tratteggiare con accorato realismo i prototipi di un'umanità di perdenti, ora insoddisfatti (Mark) ed ora disadattati (Kurt) e nell'appuntarsi sul delicato immaginario di un simbolismo discreto che si sofferma sugli stormi che stazionano su fili della luce o del telefono indecisi su quale sia la direzione da prendere; come il barbuto e solitario personaggio di Will Oldham che, similmente all'Uomo della Folla del genio di Boston, sembra preda di una smania senza posa muovendosi nelle luci della sera senza scopo e senza meta.
Old Joy (2006): Kelly Reichardt
Incetta di premi in giro per il mondo tra cui il Rotterdam International Film Festival 2006 e Los Angeles Film Critics Association Awards 2006.
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