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Jeans Blues: No Future

Regia di Sadao Nakajima vedi scheda film

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Neve Che Vola

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Jeans Blues: No Future

di Neve Che Vola
6 stelle

Meiko Kaji e Tsunehiko Watase, lo straordinario duo di Wandering Ginza Butterfly, torna insieme in questa libera versione nipponica di Bonnie e Clyde.

Tra le precedenti versioni ricordo con discreto affetto La sanguinaria (1949) di J.Lewis e naturalmente il capolavoro di Arthur Penn, Gangster Story (1967).

Nel film con Peggy Cummins e John Dahl rimpiansi la mancanza di sentimenti, l'ho sempre vissuto (visto più di una volta e moltissime a frammenti) in maniera piuttosto distaccata, una certa freddezza s'è sempre frapposta fra me e gli accadimenti. La descrizione dei fatti, forse la recitazione degli attori, non so, forse un eccesso di stilizzazione, ma qualcosa non funzionava tra noi. Forse una colonna sonora che non mi entusiasmò, anche se opera nientedimenoche di Victor Young, contribuì al nostro cordialmente gelido rapporto.

Del film di Penn ricordo poco, solo che mi piacque enormemente. Il senso di abbandono a se stessi, la solitudine dei due protagonisti, il tragico finale.

 

Il complice di uno yakuza, Jiro Katagiri, e la fuggitiva (da se stessa) Hijiriko, sono protagonisti di una storia che cambia spesso i toni, dalla violenza accentuata, all'improvviso spuntare del lato leggero, perfino comico.

Mancano dei punti di raccordo, definizione e coerenza psicologica dei personaggi, alcune situazioni si risolvono in maniera illogica.

Ma entrambi gli attori hanno la faccia giusta.

E c'è, all'inizio, la splendida, desolata canzone Jeans Blues cantata da Meiko Kaji in una versione che non conoscevo, accompagnata dalla sola chitarra. Se quella con tutte le voci orchestrali è di grande effetto, questa mette a più dura prova la forza espressiva della cantante costretta a contare maggiormente sui propri mezzi. E con quale intensità affronta il "momento della verità", a cominciare da "Ah, ah, una donna come me". 

Che abbia ragione quel mio amico che dice che la cantante Meiko Kaji sia l'unica della sua specie?

 

Uomini allegri, che vengono da fuori città

Gridarono per le mie lacrime

Mi dissero di bere e dimenticare il mio dolore.

Bevvi per tutta la notte, fino a che il mio portafogli fu vuoto.

Circondata da dolci uomini

E dal suono della musica rock e blues

Danzo coi capelli neri sciolti

Turbini soffiano nelle terre desolate del mio cuore.

---- Ah, ah, una donna come me non ha che sfortuna

Quando finirà la mia infelicità?

Sarebbe meglio mettersi in viaggio per la prossima vita

Che mostrare la vergogna del modo in cui vivo.

E' un caso del destino a farli incontrare: entrambi in fuga con una macchina rubata - Hijiriko dopo essersi appropriata dell'incasso del locale in cui lavora desolata e triste, Giro dopo aver rubato mezzo milione di yen allo yakuza - si scontrano nella notte.

Lei sale su quella di lui, anche se un altro c'è andato di mezzo, e comincia la loro disavventura.

Inseguiti dallo yakuza che rivuole i suoi soldi, trovano rifugio in un hotel a Kyoto. Lui le ha pagato un bel vestito di pelle nera, Hijiriko risplende tristemente. Anche lui si è comprato un vestito, è piuttosto ridicolo. Legge sul giornale che l'uomo dell'incidente non è morto e guarirà in tre mesi. Esulta tirando pugni all'aria come un boxeur, si butta sul letto come un bambino. Rido, Hijiriko lo osserva con divertito affetto. Ora che si sente un dio, tenta di possederla, ma lei non lo permette. Così esce alla ricerca di tutte le donne che può concedersi, con tutti quei soldi. Ma passando su un ponte viene accidentalmente scontrato ed i soldi gli cadono nella carreggiata sottostante, per la gioia degli automobilisti di passaggio. Tenta di riprenderli ma quando due sopravvenuti poliziotti sedano l'entusiasmo e gli chiedono se i soldi sono i suoi, se la batte e rido nuovamente per la scena comica.

Hijiriko lo toglie dai guai caricandolo in macchina al volo.

Giro perde un dito, si rifugiano in un container, che viene chiuso ermeticamente dagli operai ignari, e comincia un nuovo tragicomico viaggio lì dentro, per ferrovia. 

Giro abbandona la boria precedente con la quale aveva tentato di impressionare Hijiriko, e le consiglia di lasciar perdere un idiota buono a nulla come lui. Hijiriko decide che non lo lascerà più, si abbracciano.

Giro rivela di aver partecipato all'uccisione di un uomo per poter avere quei soldi, ma che gli servono per la giovane sorella nei guai.

La quale l'ha ingannato, i soldi le servono per stare con l'amante.

Trovo un pò poco credibile la facilità con la quale si trasformano in Bonnie e Clyde, lui comincia ad uccidere con troppa noncuranza e con altrettanta troppa noncuranza Hijiriko sembra accettare gli omicidi. E' pur vero che niente la interessa più, probabilmente neppure avvenimenti così gravi. Ed è pur vero che all'inizio non avevano intenzione di uccidere nessuno, e sono spinti dalla volontà di trovare soldi per far curare la sorella di Giro che la crede in guai seri, come dimostra la gioia infantile di Giro alla notizia della salvezza dell'uomo nell'incidente. Notizia che, oltre ad essere buona per la vittima, lo è per Giro che scampa l'accusa di aver causata la morte di un uomo. Sembrano piuttosto gli altri desiderosi di rimetterci le penne, tentando mosse un pò troppo arrischiate per la situazione di svantaggio in cui si trovano, il primo omicidio di Hijiriko è causato da una mossa avventata dell'uomo che teneva sotto tiro e che se la sarebbe cavata semplicemente perdendo pochi soldi ed il fucile da caccia che aveva in mano.

Racimolano un milione di yen, la metà sarà data alla sorella.

Alla fine cadono nella trappola dello yakuza che si ricorda della sorella di Giro che viene costretta a farlo cadere in trappola in una casetta abbandonata dove si incontravano quando marinavano la scuola.

Il finale è proprio tragico: anche se Hijiriko riesce ad uccidere due dei quattro yakuza ed intima agli altri di andarsene, trova il compagno ormai accoltellato e il cui stato peggiora mentre è disteso all'interno della baracca. Le sofferenze diventano insopportabili. Chiede ad Hijiriko di ucciderlo, lei non sa cosa fare, poi prende il fucile e glielo appoggia sul cuore, spara.

La sorella la insulta, ma Hijiriko dice che sono state loro due a causarne la morte. Le intima di andarsene e di lasciarla sola nella baracca, non le darà i soldi. Come sorella, avrebbe dovuto difenderlo anche a prezzo della propria vita. Sopraggiunge la polizia, Yuriko esce e Hijiriko brucia il denaro. Esce ad affrontare la polizia ed ammazza qualche poliziotto, fino a che viene colpita in fronte da un cecchino dopo averne uccisi due o tre. Rimane immobile, le cade il fucile di mano, il quadro rimane fermo, esce dallo schermo lentamente, con gli occhi fissi.

Considerato che si tratta di Meiko Kaji, la scena, già di per se non proprio simpatica, m'ha alquanto agitato ed indispettito, nonostante sia molto stilizzata e tutto sia un pò poco credibile, effettistico senza cause pur godendo di una buona ambientazione. In tutta onestà, pensavo che Hijiriko si sarebbe suicidata. Forse sarebbe stato più poetico udire la polizia che le intimava di uscire, e nel contempo uno sparo provenire dall'interno della baracca. Lo scontro con la polizia sembra un pò eccessivo, non c'erano neppure motivi così definiti per odiarla. L'ho dovuta guardare almeno dieci volte la fine di Hijiriko per liberarmi dalla forza d'urto.

 

Certe scene francamente le manderei al diavolo con tutto il cinema che ce le propone.

 

La sorella esce di scena assai meno dignitosamente di Giro e Hijiriko, almeno nelle intenzioni, mi pare. così come il contesto sociale. Si tratta di un film di genere giapponese, forse è esagerato pretendere troppa definizione dei personaggi. Tutto accade un pò così e un pò così vengono inseriti sesso e violenza.

Il background sociale rappresentato è tutt'altro che idilliaco, in una scena viene usato il cerchio rosso all'interno della bandiera giapponese come bersaglio per un colpo di fucile sparato per esercitarsi.

Pare che alla base della storia ci fosse un avvenimento tragico, quello degli ostaggi di Asama-Sanso del 1972.

Il dito perso guarisce troppo in fretta, accettare di diventare assassini con tanta disinvoltura e senza un accenno di riflessione sembra quasi incredibile, eppoi non è quasi mai la polizia ad inseguirli, quanto yakuza o operai del mercato arrabbiati. Dico la verità: il film non mi pare al livello della canzone straordinaria che lo introduce. Però mi sembra ben recitato con momenti comici riusciti, e Meiko Kaji è diventata una delle mie attrici preferite e dico ancora la verità, le concedo qualsiasi cosa. Recita quasi sempre parti in pinky violence movies, donne senza colpa maltrattate in prigione o criminali, ma la trovo una forza della natura, e non sono il solo. Basta la presenza e quello sguardo che va dal dolce al diabolico. Lei comunque pare non abbia mai apprezzato questi ruoli, e finì per autorelegarsi in ruoli di minor spicco pur di cambiare genere e partecipare a produzioni più serie.

 

All'inizio, poi, c'è quella canzone che vale da sola - parole e musica - il prezzo del biglietto. Ci sono le ultime volontà di Hijiriko




Sarebbe meglio mettersi in viaggio per la prossima vita

che mostrare la vergogna del modo in cui vivo.


Sull'interpretazione di Meiko Kaji

Come si fa a non crederle?




Sull'interpretazione di Tsunehiko Watase

Simpatico.

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