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Nico

Regia di Andrew Davis vedi scheda film

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La recensione su Nico

di genoano
6 stelle

Steven Seagal all'esordio ma già sul pezzo, col personaggio che riproporrà per tutta la carriera: il reduce dei corpi speciali che mischia violenza e spiritualità, agisce come uno sceriffo del Far West e fa prendere una piega inaspettata alle articolazioni dei cattivoni che affronta. Pietra angolare del poliziesco action. Voto 6 e mezzo.

Fine Anni Ottanta, Hollywood, California, USA (basta così) - Chuck Norris, re del cinema action-arti marziali, dopo alcune disfatte al botteghino, sta per ritirarsi nel redditizio feudo televisivo di "Walker Texas Ranger", continuando a dispensare calcioni volanti a fin di bene, ma con moderazione, visti gli anni che passano. Si fanno avanti due eredi al trono, il campione di karate belga Jean Claude Van Damme (che era stato stunt-man in un film di Norris, brevilineo come lui) e il gigante Steven Seagal, americano con la passione per il Giappone, maestro di Aikido, sin lì utilizzato dal cinema solo come consulente per le scene di arti marziali in film come "Mai dire mai", e come guardia del corpo di alcune celebrità; per chi era ragazzino in quegli anni, come me, diventeranno entrambi degli idoli, al limite del mitologico. "Nico", esordio di Seagal, ha la stessa ambientazione e la stessa regia (Andrew Davis) di "Il codice del silenzio", successo di Norris del 1985, di cui riprende anche in parte la trama, con la denuncia della corruzione di quanti, a Chicago come in altri luoghi, tra i tutori dell'ordine, si pongono impunemente al di sopra della legge ("Above the law" è il titolo originale di "Nico"). Il protagonista ha molte delle caratteristiche degli eroi dei film di Norris (il durissimo e formativo passato militare, la spietatezza brutale finalizzata a fare giustizia, la spettacolarizzazione della violenza, l'invincibilità), ma Seagal ci mette anche molto di suo, non solo le foto di quand'era bambino, ragazzo, e studente di arti marziali dei titoli di testa; c'è l'origine italo-americana di Nico (Seagal ha ascendenze calabresi da parte di madre ed ebraico-russe e mongole da parte di padre), c'è la rilevanza del rapporto con la religione e con la spiritualità in genere (qui cattolico- cristiana, in altri film buddista-orientale) nella definizione del personaggio; e soprattutto c'è l'aikido, la "disciplina dell'unione con l'energia vitale", una variante del jujitsu. Seagal porta per la prima volta sullo schermo questa tecnica di lotta, declinandola in una drastica serie di eventi cinetici fortemente nocivi per le articolazioni dei suoi antagonisti. Al suo fianco due sex-symbol due: la collega poliziotta Pam Grier (non ancora "tarantinata"), eroina del cinema sexy, e poi d'azione ma sempre un po' sexy, americano dei primi Anni Settanta, e la giovane e pulcherrima Sharon Stone nella parte della moglie devota e vereconda, piuttosto dissimile dalla dark lady dall'accavallamento folgorante che le darà la gloria in "Basic instinct" 4 anni dopo. Il villain è Henry Silva, veterano di Hollywood, che in una scena un po' troppo realistica ruppe il naso a Steven Seagal; cose che capitano, e una sorta di giustizia poetica per quella volta che Seagal stesso, spiegando come portare un colpo per una sequenza di lotta di "Mai dire mai", finì per rompere il polso al grande Sean Connery.

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