Regia di Maurizio Zaccaro vedi scheda film
Marcello è un pugile dalla carriera in ascesa, che si rovina frequentando Saro, un amico delinquente. Precipitato dalle stelle alle stalle, Marcello conosce il piccolo orfano Carmine e decide di occuparsi di lui, ritrovando così anche la fiducia in sé stesso.
La cosa che più sorprende in positivo di questo film è che effettivamente in oltre duecento minuti di durata (due puntate da un’ora e tre quarti circa ciascuna) c’è tanta carne al fuoco, come usa dire: non ci troviamo di fronte alla classica fiction tirata per le lunghe dal ritmo più che blando per venire incontro contemporaneamente alle esigenze di un pubblico domestico distratto e di una produzione in economia. Il bambino della domenica, anzi, si lascia seguire volentieri da questo punto di vista ed è naturalmente merito in primis della sceneggiatura (Paolo Logli, Alessandro Pondi e Andrea Purgatori; Beppe Fiorello ha curato con i primi due il soggetto) che affastella situazioni, personaggi e colpi di scena in discreta quantità; se poi vogliamo approfondire il discorso anche dal punto di vista della qualità, bè, indubbiamente la questione cambia. I toni sono esattamente quelli ingenui dei film televisivi contemporanei e anche la recitazione va di pari passo; in particolare si sprecano poi i luoghi comuni e le psicologie esili dei personaggi a partire dallo stesso protagonista. I cui panni sono rivestiti, si sarà già capito, da Beppe Fiorello, che per l’occasione pare essersi allenato da boxeur per qualche mese; fra gli altri attori al suo fianco troviamo quindi Anita Caprioli, David Coco, Maurizio Marchetti, Vittoria Piancastelli e Francesco Foti, oltre naturalmente al piccolo Riccardo Nicolosi. Per Maurizio Zaccaro è l’ormai ennesima produzione Rai per il piccolo schermo; il suo ultimo lavoro cinematografico risale in effetti al 1999, quasi un decennio prima, con Un uomo perbene. 3/10.
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