Regia di Martin Scorsese, Francis Ford Coppola, Woody Allen vedi scheda film
Due certezze e un dubbio. Due cittadini di New York di origine controllata e uno acquisito. Un film sulla grande mela divisa in tre parti: Scorsese, Coppola e Woody Allen. Il primo ritrova l’ambiente di After Hours, il terzo ci dà un piccolo estratto freudiano del suo cinema e il secondo non ha trovato nulla visto che non si capisce che cosa cercava. Brutto senza dubbio l’episodio di Coppola, vorrebbe fare una favola o qualcosa del genere ma riesce solo a sprecare gli attori presenti. Troppo svogliato appare il regista del Padrino per trasformare il materiale umano per inventare una storia degna di questo nome. Allen ha alle spalle un decennio di film teorici al loro modo sulla radio e sul cinema stesso, qui ritorna alla commedia in formato ridotto. Nel tempo concesso racconta una delle sue storie dove non può mancare la figura di una mamma che incombe sulla sua vita e che è costretto ad accontentare per ridimensionarne l’aggressività. Il migliore dei tre rimane quello di Scorsese, storia di un artista e di come il processo creativo sia spesso la sublimazione di altri piaceri corporali. L’artista dà il meglio di sé quando soffre e l’incubo di Fuori Orario è diventato la concreta paura di non riuscire a finire l’opera in tempo per la prossima mostra. Una delle cose più teoriche del regista insieme a Re Per Una Notte. In definitiva un’operazione disomogenea sia come intenti di partenza sia come risultati, bello il primo, brutto il secondo, sufficiente il terzo. Originale e originari Scorsese e Allen, estraneo e adottivo Coppola.
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