Regia di Shinya Tsukamoto vedi scheda film
Qualche anno fa vidi il disturbante A Snake of June e il giudizio non mi sembra che sia da cambiare, nel senso che Tsukamoto è sempre un autore da seguire, anche se in questo Kotoko non ho visto quella maturazione, quei progressi indicati da altri, rispetto ai film precedenti.
Qui sono disturbanti i continui atti di lesionismo e di autolesionismo compiuti dalla protagonista, come in A Snake of June disturbavano non poco i continui riferimenti alla malattia e le insistenze sul voyeurismo sessuale. Come in quel film la protagonista Asuka Kurosawa, anche Cocco in Kotoko si sottopone ad un vero tour de force recitativo, che svolge l'intera gamma, dalla catatonia al parossismo.
Tsukamoto, da regista abilissimo qual è, lascia sempre, nel finale, uno spiraglio di ottimismo (credo gradito alla maggior parte degli spettatori), che qui assume i toni della normalità, nei panni di un Daijiro che è cresciuto a dispetto del tempo perduto (per sempre) dalla mamma.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta