Regia di Luigi Batzella vedi scheda film
Erotismo (omosessualità, soprattutto femminile, in testa) e nazismo, felice binomio per un mestierante molto mediocre come Batzella, che qui si firma con il ridicolo pseudonimo di Ivan Kathansky. Abituale frequentatore del ‘genere’ e dedito a messe in scena patetiche e raffazzonate di storiacce morbose a base di sesso, volgarità e luoghi comuni, Batzella/Kathansky si trova pienamente a suo agio in un film – scritto infatti da lui stesso – come questo Kaput lager – Gli ultimi giorni delle SS, già sbagliato perfino nel titolo (!), in quanto ‘kaputt’ in tedesco dovrebbe contenere una T in più. Ma pazienza: non avrebbe senso mettersi a criticare i dettagli di un’operazione disastrosa in maniera tanto grossolana, evidente, macroscopica come questa pellicola, un impietoso ritratto del cinema italiano alla deriva alla fine dei ’70, quando ormai ogni filone (thriller, commedia, poliziesco, western, horror) era stato setacciato a oltranza e le idee cominciavano a scarseggiare di pari passo con i fondi. Nel cast qui ci sono due nomi di un certo rilievo, entrambi americani e provenienti dal peplum e poi dallo spaghetti western: Gordon Mitchell e Richard Harrison; accanto a loro però pullulano i volti sconosciuti (c’è anche Isarco Ravaioli, fedele compagno di disavventure di un altro cineasta impossibile, cioè Renato Polselli) e la recitazione mediamente si attesta a livelli canini. Kaput lager è un film scritto in fretta e male, girato allo stesso modo e, come suo unico pregio, sa perlomeno prendersi poco sul serio, riuscendo a risultare spesso godibilmente trash. 1/10.
Un gruppo di soldati americani viene catturato dai nazisti durante una battaglia in Libia. I tedeschi torturano gli ostaggi con estremo sadismo, mettendo in pratica al contempo furibonde orge. Gli americani tentano disperatamente la fuga.
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