Regia di Daniele Ciprì, Franco Maresco vedi scheda film
Mediometraggio della durata di una quarantina scarsa di minuti, completamente privo di dialoghi e girato, come d'abitudine per la coppia di autori, in un decadente bianco e nero, interamente in esterni (o in interni tanto diroccati da essere a tutti gli effetti esterni!) e con un gruppo di personaggi (interpretati dai soliti attori cui Ciprì e Maresco si affidano: Paviglianiti, Rocco Cane, Pietro Giordano e via dicendo) malridotti e impotenti. La Sicilia di C&M è l'esatto contrario di una cartolina: una natura folle, ostile, matrigna circonda dei veri e propri relitti umani che si affannano (invano) attorno a tre essenziali componenti, ben illustrate nella scena del baratto: il sesso, la religione e il cibo. A proposito di religione, la vena blasfema (anti-cattolica sarebbe dire ancora poco) dei due registi-autori qui si consolida con rappresentazioni demenziali dell'ultima cena e del battesimo di Cristo. Un'opera di una bellezza particolarissima, affascinante come una deformità. 6,5/10.
Uno straccione ruba l'occhio di un Santo, per barattare poco dopo la reliquia con un illusionista imbroglione, in cambio di una tavola imbandita. Ma anche il mago verrà derubato.
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