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Nessuna pietà per Ulzana

Regia di Robert Aldrich vedi scheda film

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La recensione su Nessuna pietà per Ulzana

di Donapinto
8 stelle

Fuggito dalla riserva indiana insieme ad alcuni suoi guerrieri, il capo indiano Apache Ulzana, semina morte e terrore fra i coloni. Viene incaricato di fermarlo al piu' presto il giovane e poco esperto tenente DeBuyn (Bruce Davison), al quale viene assegnato un plotone di soldati. A loro si uniscono anche l'espertissimo scouth McIntosh (Burt Lancaster) e l'altrettanto espertissima guida indiana Ke-Ni-Tai (Jorge Luke).                                                                                                                                                                                                                                                                 Quinto dei sei western diretti dal grande veterano del cinema americano Robert Aldrich, figura di spicco nel panorama Hollywoodiano che gia' negli anni 50' si distingueva con pellicole che uscivano da quello schematismo al quale Hollywood era spesso costretta ad ubbidire. Si possono infatti ricordare titoli controcorrente come il drammatico IL GRANDE COLTELLO, il bellico PRIMA LINEA, l'hard boyled UN BACIO E UNA PISTOLA e i western VERA CRUZ e L'ULTIMO APACHE, film quest'ultimo che ho visto svariati anni fa, ma che risente un po' il peso degli anni, mostrandoci degli improbabili pellerossa con gli occhi azzurri e una morale, nonostante le intenzioni filo-indiane, piuttosto in linea con l'epoca, in un certo senso e' meglio che l'Apache protagonista del film metta da parte orgoglio e tradizioni e si trasformi in un onesto contadino. NESSUNA PIETA' PER ULZANA esce in un periodo molto caldo per gli States, con i fermenti post- sessantotto ancora vivi, la guerra del Vietnam ancora in corso e nel pieno della cinematografia western revisionista. La pellicola di Aldrich sembra allontanarsi da quei western diretti da Elliot Silvesteirn, Sidney Pollack, Ralph Nelson e Arthur Penn, preferisce non prendere le parti di nessuno in particolare e descrive l'impossibilita' di convivenza tra due popoli e culture agli antipodi, con i nativi costretti a vivere nelle riserve, rinunciando alle loro tradizioni e alla loro liberta', alla merce' di funzionari governativi senza scrupoli che speculano ampiamente sui loro diritti, come gia' ci aveva suggerito Martin Ritt nel suo bel western HOMBRE. Al contempo Aldrich ci mostra un popolo che si lascia andare ad efferratezze e violenze abominevoli, per saziare le loro primordiali e bestiali credenze, come per l'appunto ci viene spiegato dalla guida indiana Ke-Ni-Tai. Western crudo, violento e tutt'altro che ottimista, dove emergono le figure del giovane tenente DeBuyn, combattuto fra un razzismo che lo divora dentro e gli insegnamenti che oggi diremmo "buonisti" da parte di un padre pastore protestante e predicatore. Quella del grande Burt Lancaster nel ruolo di una guida scouth che conosce, teme e allo stesso tempo ammira gli Apache e quella di Ke-Ni-Tai, la guida indiana apparentemente ambigua e infida, ma che in realta' si rivelera' essere il vero asso nella manica. Ottimo risultato, che conferisce nerbo e vigore a un genere ormai sul viale del tramonto.     Voto 8.

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