Regia di Mikio Naruse vedi scheda film
Giappone anni 50-60.
Keiko (Hideko Takamine) è una vedova non più giovanissima, che lavora come intrattenitrice da bar; la sua bellezza e raffinatezza è talmente superiore a quella delle altre ragazze che fanno il medesimo mestiere, da renderla l'attrazione principale in qualunque locale essa lavori. Nonostante tutto a Keiko non piace bere alcolici, si rifiuta di andare a casa o negli alberghi con i clienti, non assume atteggiamenti e tantomeno veste abiti occidentali (indossa sempre il classico kimono). La sua peculiarità di carattere e ancor di più il suo orgoglio fanno si che siano molti gli uomini che tentano di sedurla. Avendo raggiunto una certa età, a Keiko si pone il dilemma di dare una svolta alla sua vita: avere un bar tutto per lei oppure sposarsi per farsi una posizione più rispettabile. Entrambe le decisioni - però - comportano per lei una rinuncia alla propria indipendenza. Per aprire il suo bar, necessita del finanziamento e dell'ausilio di un ricco patrocinante ovvero diventare l'amante di un uomo d'affari. La donna dovrà scegliere tra tre diversi pretendenti (cosa non facile) ed andrà incontro ad una serie di cocentissime delusioni. A complicare la situazione una famiglia da mantenere con molti problemi: un fratello appena uscito di prigione ed un nipotino malato di poliomelite necessitante di costose cure.
Il titolo tradotto del film è "Quando una donna sale le scale" ed assume un carattere sia letterale che simbolico. Numerose le inquadrature mentre Keiko si appresta a salire i gradini che portano al bar dove lei lavora e numerosi i primi piani dei suoi piedi durante l'ascesa; certe volte si ha l'impressione che la donna sia una su una scala mobile che non la fa avanzare nella salita, acuendo la difficoltà di Keiko nell'elevarsi verso una nuova esistenza.
Questa rappresentazione metaforica della vita (sostanzialmente del mito di Sisifo) si alterna a scene di realismo - contrappuntate dalla voce fuori campo di Keiko - che culminano nel suicidio di una "collega" che rimane indebitata per aver tentato di aprire un bar tutto suo, nelle proposte di matrimonio dei vari contendenti, negli inganni e nelle menzogne, nell'illusoria notte d'amore, nel modo in cui vengono rappresentati il fratello e la madre di lei (vere e proprie sanguisughe).
Questo meraviglioso film è anche pregno di memorabili caratterizzazioni da parte di un ottimo cast di attori; c'è la svampita Junko (Reiko Dan) che sembra amica di Keiko, ma che al momento giusto gli soffia il finanziamento per l'apertura di un bar e poi, nella parte dei tre pretendenti, tre mostri sacri del cinema giapponese. Il primo è Tatsuya Nakadai (Kenichi) che interpreta il manager del locale dove lavora Keiko e segretamente innamorato di lei; il ricco e sposato Masayuki Mori (Nobuhiko); il paffuto, dolce, educato, ma anche bugiardo Daisuke Katô (Sekine). Questi tre attori hanno fatto la storia del cinema giapponese: andate a controllare i film da loro interpretati e vi renderete conto che hanno contribuito a far diventare grandi registi del calibro di Akira Kurosawa, Yasuiro Ozu, Kenji Mizoguchi e così via...
Attenzione: Keiko non viene rappresentata da Mikio Naruse come una "santa donna"; anche lei a volte è ipocrita, altezzosa, istintiva: per quanto possiamo fare il tifo per lei, difficilmente ci commuoveremo alle sue disavventure, in quanto fondamentalmente è lei che se le cerca. Al massimo possiamo rispettare la sua testardaggine e la sua resistenza in quanto trattasi di vera donna (non eroina) con tutti i suoi pregi e difetti.
Ecco un estratto della disincantata voce fuori campo di Keiko:
I clienti vanno nei locali per cercare l'atmosfera.
Noi creiamo l'atmosfera e veniamo pagate per questo.
Ecco perché viviamo negli appartamenti,
ci mettiamo costosi profumi e viaggiamo col taxi.
Se scoprissero che vivo in questo posto,
nessuno mi assumerebbe.
Non sarei attraente, non importerebbe
quanto possa essere bella o sensuale.
La regia di Naruse è molta sobria ed essenziale; non vi sono movimenti di macchina virtuosistici. Molto curato invece il montaggio e l'illuminazione del volto della bellissima Keiko.
Per finire devo recitare un mea-culpa per non aver mai visionato fino ad ora alcun film di Mikio Naruse; ho sempre saputo dell'esistenza di questo cineasta e degli apprezzamenti che esso ha avuto anche fuori dai confini giapponesi, ma nonostante sia un appassionato di film del Sol Levante non mi sono mai premurato di guardarne uno. Anche a livello di sito le cose non vanno molto meglio: pur avendo girato nella sua carriera la bellezza di 89 film, nel database ci sono solo altri due titoli di Naruse (Midareru e Inazuma) entrambi opinionati dall'attento sasso67.
E' ora di approfondire la conoscenza di questo regista in quanto oltre al film in oggetto, sono disponibili i sottotitoli italiani di altri 15 film di Naruse.
Ancora una parola sulla protagonista del film: Hideko Takamine: brava quanto le più famose Setsuko Hara e Kinuyo Tanaka e forse ancor più bella.
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