Regia di Mikio Naruse vedi scheda film
«From the moment I could talk I was ordered to listen.
Now there's a way and I know that I have to go away.
I know I have to go.» (Cat Stevens, Father and Son)
Quando un figlio capisce che è il momento, deve andare, senza guardare in faccia a nessuno. Con una sorella vedova, un'altra malmaritata ed un fratello bamboccione, Kiyoko, guida turistica ventitreenne della Tokyo appena uscita dalla guerra, ha capito che è arrivato il tempo per diventare autonoma, nonostante una madre piagnucolosa e un po' egoista. Certo, non è una decisione facile e la ragazza deve guardare bene dentro di sé, ma, una volta individuata una strada (sulla quale trova, probabilmente, anche un bravo ragazzo, vicino di casa), è giustamente decisa a seguirla. Siamo ben lontani dai ritratti spesso a tinte forti dell'Imperatore Kurosawa: i personaggi di Naruse hanno sovente caratteri titubanti e sentimenti sfumati (già nel film d'esordio, invece, Kurosawa descriveva un personaggio già ben determinato a fare il judoka). Lo stile del regista edokiano risente di questa impostazione ideologica ed anche la sua macchina da presa si muove secondo i moti impercettibili dell'animo dei suoi personaggi. E tuttavia in Inazuma (Il lampo) non mancano sequenze di una violenza minimale, che si traduce in sguardi e movimenti del corpo di aperta rivolta nei confronti di chi rappresenta un mondo antiquato e vorrebbe che non fossero mai recisi i cordoni ombelicali che legano, troppo stretti, al passato.
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