Regia di Eldar Shengelaya vedi scheda film
Lo scrittore Sossò porta un buon numero di copie del suo romanzo Le montagne blu in una casa editrice e si assicura di distribuirle a tutti i dirigenti. Passano i giorni, Sossò continua a tornare in quel palazzo sempre più grigio e ostile, ma nessuno pare aver mai aperto il suo libro.
Le montagne blu (azzurre, altrove) è una specie di Fantozzi (Luciano Salce, 1975) russo, o meglio georgiano – all’epoca la Georgia era ancora parte dell’URSS; in questa pellicola, pur sotto forma di satira lievissima, viene descritta con impietosa precisione la stagnazione in cui vivono i grigi burocrati del Paese, intrappolati loro malgrado in un meccanismo fin troppo articolato, fatto di cavilli puntigliosi e consuetudini inarrestabili e popolato da una moltitudine di anime sciagurate, lamentose e ormai prive di qualsiasi istinto vitale. Il protagonista Sossò viene risucchiato in tale universo parallelo e, kafkianamente, non riesce più a riemergerne, anzi: continua imperterrito a tuffarvisi dentro, fino all’inevitabile implosione del sistema – che, naturalmente, sarà rimpiazzato nell’apocalittico finale da un sistema del tutto uguale e altrettanto alienante. Un’ora e mezza di durata non è comunque breve per una storia composta da poche e ripetitive (pur con minime variazioni) situazioni e da uno sparuto numero di personaggi; la sceneggiatura di Rezo Cheishvili riesce però a conferire il giusto ritmo alla narrazione, partendo a giri bassissimi per accelerare pian piano fino al degno climax conclusivo. Le montagne blu è il titolo più noto del regista Eldar Shengelaia (o Shengelaya), l’unico ad aver raggiunto il successo a livello internazionale: e con tutti i diritti, trattandosi di un’opera che ancora oggi ci racconta tanto perfino di noi stessi e dell’apparato burocratico della nostra nazione. 6,5/10.
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