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Le montagne azzurre

Regia di Eldar Shengelaya vedi scheda film

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La recensione su Le montagne azzurre

di Baliverna
8 stelle

E' un'efficace satira del mondo del lavoro sovietico, soffocato dalla burocrazia e dai comitati, come pure popolato da impiegati e funzionari svogliati e inconcludenti. Il tono è leggero e ironico, sicché il film non scade mai nella farsa (grande pregio, questo), ed è portato avanti con inventiva e fantasia. Si potrebbe anche dire che la vicenda inizia con una certa serietà, ma si fa via via più ironica col crescere delle lungaggini e delle difficoltà, fino a diventare praticamente comica quando si raggiunge l'assurdo verso la fine. Lo strapotere della burocrazia - che non garantisce nulla ma ostacola solo il lavoro - e l'irraggiungibilità della meta sono elementi che ricordano molto da vicino i testi di Kafka. Lo stesso si può dire dell'idea che in teoria la trafila burocratica è percorribile e conduce alla meta, in pratica però non ci si arriva mai e ci si perde nel dedalo delle procedure. Se queste sono già di per sé farragginose, dall'altro lato vi sono impiegati che non hanno voglia di lavorare, e temporeggiano come possono con l'obiettivo di non fare il lavoro affatto. Il buffo è che inizialmente tutti dicono al povero scrittore che avrebbero letto il testo da approvare senza indugio, anche se dimostrano fin da subito col modo di fare che non sono affatto ansiosi di leggerlo: chi lo dimentica da qualche parte, chi lo presta a qualcuno, chi non ha tempo, chi è subissato da inutili riunioni e inutili telefonate, chi è sempre assente. Risultato: tra tante persone incaricate, nessuno lo legge e nessuno ha voglia di farlo. Paradossalmente, l'unico che non sarebbe tenuto, cioè l'operaio, è al contrario molto interessato ai testi da approvare e non fa che sbirciare come può sulle scrivanie.
Il ritratto dell'ambiente di lavoro sarebbe sconfortante, se non fosse rappresentato con umorismo: in ufficio si gioca a scacchi, si fa bisboccia, si fa a maglia, si chiacchiera, si è spesso "in missione", e si lavora pochissimo. C'è chi è così assenteista che quasi nessun collega lo conosce, c'è la segretaria che è quasi sempre in pausa pranzo, e quella che si intrattiene con la figlioletta che viene sempre a trovarla. Il direttore non c'è quasi mai, o è sempre in riunione, e parlare con lui è quasi impossibile, e, per chi ci riesce, inutile. Vengono inoltre consegnati materiali che non servono, e non quelli che mancano. Ogni più piccolo cambiamento, come togliere un quadro dalla parete, necessita di firme e controfirme, di pareri e di nulla osta, procedure così complicate che spesso gli stessi interessati non hanno ben chiare. Figuriamoci se il povero scrittore riesce a far approvare e pubblicare il suo racconto. Chi si chiedesse perché il lavoro nei paesi ex comunisti fosse poco produttivo e poco innovativo, si veda questa bella satira che sembra quasi assurda, ma doveva essere molto aderente alla realtà.

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