Regia di Italo Martinenghi vedi scheda film
Cominciata come una parodia economica dei film di James Bond e dei fumetti di Superman, con tutti i difetti e i limiti del caso, la saga dei tre supermen che prese il via con Gianfranco Parolini ben presto divenne smaccatamente comica e i pochi mezzi a disposizione una risorsa in più (si veda la sequenza iniziale di questo E così divennero..., in cui vediamo azionare la macchina del tempo da due scienziati che finiscono dentro a disomogenee sequenze di repertorio tratte da film sulla preistoria, peplum, pellicolacce in costume). Il trio è quello composto dal muto Sal Borgese (lo scemo), dal biondo Frank Branha (il bello) e dall'agente Cia George Martin (lo scaltro), già collaudato oramai, così come le dinamiche fra i personaggi sono le stesse dei precedenti capitoli della serie; per Martinenghi (che è qui anche sceneggiatore, insieme ad Anthony Blod e allo stesso Martin) questo è l'esordio dietro la macchina da presa non solo per quanto riguarda la saga degli sgangherati supereroi in calzamaglia rossa, ma in assoluto (fino a quel momento aveva solamente rivestito ruoli di produzione). Ruolo marginale per il caratterista spagnolo Fernando Sancho, così come per l'italianissimo Pedro Sanchez (al secolo Ignazio Spalla), già presenti entrambi in innumerevoli spaghetti western; marginale anche l'incisività della colonna sonora di Roberto Pregadio. L'idea di trascinare il mix di spy story e fantascienza nel calderone del far west è di certo visionaria, ma forse anche troppo; con le possibilità del caso, poi, l'insalatona mista si fa ben presto difficile a digerirsi. 1,5/10.
La Cia manda i suoi tre migliori uomini, anzi superuomini, a Roma per saperne di più sull'ultima invenzione del geniale scienziato Panzarotti: la macchina del tempo. Distrattamente però i tre finiscono per attivarla e ritrovarsi nel far west. Tornare indietro sarà dura, perchè la macchina viene loro immediatamente sottratta dai banditi.
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