Regia di Claudio Bonivento vedi scheda film
Fantasiosa e persin troppo romanzata rievocazione della Tragedia di Superga, luogo dove, il 4 maggio del 1949, perì la squadra di calcio del Grande Torino (ad eccezione di pochi elementi rimasti a casa), i tecnici, alcuni dirigenti - ad esclusione del Presidente Ferruccio Novo - tre giornalisti e i quattro membri dell'equipaggio, con in totale un salato conto di 31 vittime.
Il tragico evento travalicò i confini del calcio e dello sport, entrando nell'immaginario collettivo, tramandandosi di anno in anno nel ricordo non solo dei semplici appassionati del football (come si diceva una volta) ma di chiunque abbia un minimo di sensibilità.
Purtroppo la miniserie 'Il grande Torino', diretta da Claudio Bonivento non riesce nel gravoso compito prefissatosi e, ben lungi dall'essere un omaggio, ne diviene quasi un oltraggio: la trama è incentrata sull'immaginario personaggio di Angelo (Ciro Esposito, ironia della sorte, sosia di Vincenzo Montella, ex attaccante e ora allenatore), giovane di belle speranze che, con la sua famiglia, dal Sud arriva a Torino poco dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e corona il sogno di entrare a far parte delle giovanili del Torino, venire a contatto con il capitano della prima squadra, il leggendario Valentino Mazzola (Beppe Fiorello) ed instaurare una relazione con Susanna (Katy Louise Saunders), figlia del direttore tecnico della squadra, l'ungherese Egri Erbstein (Massimo Popolizio).
Il mix tra storia romanzata, raccontata dall'io narrante di Michele Placido (Angelo anziano), incentrata su una famiglia di emigranti alle prese con i tanti problemi della vita di quel tempo (integrazione, disoccupazione, bocche da sfamare) e la realtà dei tragici fatti non funziona già da subito, con personaggi malamente scritti, caratterizzazioni poco riuscite e un andamento (lento) da fiction televisiva che avvolge tutta l'operazione, mancando sia nella ricostruzione di un'epoca, quella dell'Italia appena uscita da una tragedia immane come il secondo conflitto mondiale, e ancor più nell'evocare il mito della compagine granata, con Valentino e i suoi compagni che restano sempre ai margini della vicenda.
Imbarazzanti poi le scelte di casting dei ruoli principali, con un improbabilissimo Beppe Fiorello, che non solo non assomiglia per niente all'originale ma non fa la benché minima fatica di mascherare il proprio accento marcatamente siciliano, nei panni del lombardo Mazzola Sr, un impacciato Remo Girone in veste presidente della società torinese, e Massimo Popolizio che, con la sua recitazione impostata e teatrale, nulla c'entra con l'ungherese Erbstein, dato che non viene nemmeno presa l'accortezza di farlo parlare con accento straniero. Per non parlare degli attori chiamati ad impersonare i vari calciatori, ritratti come delle macchiette senza alcun spessore umano.
L'unico momento veramente toccante è nel finale, quando vengono mostrati stralci dai filmati di repertorio, con immagini dell'aereo distrutto, i titoli dei giornali del giorno successivo e la folla oceanica a Torino il giorno dei funerali.
Film per la TV fallimentare.
Voto: 4.
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