Regia di Claudio Bonivento vedi scheda film
Nel secondo dopoguerra il giovane Angelo Di Girolamo, napoletano, viene adocchiato dal grande Valentino Mazzola, capitano del Torino. Di Girolamo gioca così nelle giovanili della squadra, guadagnandosi a fatica la fiducia del padre, ma anche i primi soldi come professionista; quando la famiglia torna a Napoli, Di Girolamo decide di rimanere in Piemonte, speranzoso di esordire in prima squadra. Lo farà presto, ma per il peggiore dei motivi possibili (profetizzatogli dallo stesso Mazzola): tutti i titolari verranno sterminati in un incidente aereo.
Un conto è romanzare attorno a una storia vera; un altro è usarla come sfondo per una vicenda completamente inventata, scritta peraltro con la profondità psicologica e il tasso di patetico di una telenovela degli anni Ottanta (nulla la prima, insomma, e altissimo il secondo), come fa questo Il grande Torino. Più che un omaggio ai caduti di Superga, un oltraggio: con il lombardo Valentino Mazzola perfino affibbiato a Beppe Fiorello, che nulla fa per nascondere la propria sicilianità, stonando così in tutto il film, facendolo rovinosamente precipitare nei toni involontari della comicità. Francamente inspiegabile questa operazione condotta dalla Rai senza il minimo garbo che un fatto drammatico come quello avvenuto a Superga nel maggio 1949 dovrebbe ispirare; la sceneggiatura del regista, di Roberto Jannone e di Grazia Giardiello prende liberamente spunto dal libro Il romanzo del grande Torino di Renato Tavella e Franco Ossola. Al di là di scelte più che discutibili di casting (fra interpreti inadatti al ruolo e altri inadatti alla recitazione, oltre alle solite facce che la Rai inserisce in quasi ogni suo film televisivo), al di là dell'imbarazzo generato dai dialoghi e dalle situazioni (es.: tutto ciò che riguarda il personaggio di Pasquale, il fratello 'mariùolo' del protagonista), al di là della confezione approssimativa - televisiva, in pratica -, di questo lavoro rimane il vuoto. Nel cast anche Michele Placido, Tosca D'Aquino, Francesco Venditti, Remo Girone, Massimo Popolizio, Alessandra Mastronardi e Carlo Pistarino (se c'era ancora qualche dubbio sulla ferma volontà di dileggiare i morti di Superga). 2/10.
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