Regia di Koji Wakamatsu vedi scheda film
Umori rivoluzionari, fazioni ribelli, terrorismo condito con dosi generose di disinibita sessualità e musica: così Wakamatsu archivia gli anni ’60, una fuga spacciata per libertà. Il culmine dell’evasione è bruciante ed emblematico ma affatto catartico, riconferma il regime del dolore universale e il silenzio come condizione integerrima. Il finale concitato e di grande trasporto emozionale riscatta solo in parte un film dalle evidenze simboliche troppo smaccate, sovresposto, compiaciuto della propria libertà formale e di un inintelligibile ermetismo ideologico alla lunga stancante. Epico.
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