Regia di Renato Castellani vedi scheda film
Arrivi, partenze e ritorni in un carcere femminile: il film è concepito come un flusso continuo, senza un vero inizio né una vera conclusione. La Magnani offre la solita grande prova: ruvida e tenera, alterna uno schiaffo e una carezza alle compagne di pena. Le sue battute sardoniche offrono numerosi spunti di stravolta comicità all’interno di un contesto drammatico (a cui invece si accorda meno bene Sordi, eccessivo nel consueto ruolo del cialtrone, e comunque presente in una sola scena). Ma intorno a lei, fulcro delle varie vicende, c’è un bel film corale: e, se la Masina (con uno strano accento veneto) appare poco credibile, è invece commovente la storia d’amore che nasce fra la giovane ladra Cristina Gajoni e un meccanico che lavora all’esterno della prigione (prima lei lo spia con uno specchietto dalla finestrella del bagno, poi ne scopre il nome, infine lui le scrive: evento che le detenute accolgono per quello che è, un miracolo).
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