Regia di Enrico Lando vedi scheda film
C’erano I soliti ignoti e ci sono I soliti idioti, aspirante scult fra un secolo. Segno dei tempi, della volgarità come esercizio di stile, del “cazzo” e del “vaffa” usati come ritornello di una comicità scorretta nata in pillole in Tv, ma che sul grande schermo è a forte rischio di sovradosaggio. Biggio & Mandelli forcano e brigano, persino si baciano, e si candidano a mattatori sbarcando al cinema dopo aver sbancato i teatri, lanciati da Mtv e presi al volo da Pietro Valsecchi, produttore, e da Medusa, che sul marketing non ha badato a spese. Obiettivo: un altro colpo grosso dopo Checco Zalone, che però al confronto è Woody Allen. La trama non c’è: a tirare le fila degli sketch, padre e figlio, l’arrogante romano e il bamboccione nerd, che nella sitcom sono i più celebri. Tutto è affidato al campionario di maschere di cui i fan mandano a memoria i ritornelli, i vizietti, le ossessioni. E a una serie di stacchetti musicali, demenziali, bassamente kitsch, dove c’è il gay che gorgheggia cose del tipo: «Anormale che come essere una donna senza ciclo mestruale». Per farla breve, la vetrina dei nuovi mostri da consegnare alle platee dei ragazzini, dal cavallo basso quanto il senso dell’umorismo, è un vero tormento(ne) al di fuori del banale circo delle parolacce (da record, come i probabili incassi). Che la commedia dei Pierino era Molière, che Arrapaho degli Squallor era very british.
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