Regia di Hiroyuki Tanaka vedi scheda film
Ci sono films che sembra che abbiano colto l'essenziale, qualcosa che importa, comunque lo si rivolti, sempre più del resto. E che sembra meglio abbandonare, dimenticare, lasciare sullo sfondo: altrimenti, si lascerebbero tutte le altre faccende per stare per sempre in compagnia di questa cosa preziosa, perennemente in lacrime. E tanto più l'effetto è miracoloso, quanto più semplicemente è raggiunto.
Sawaki (Shin'ichi Tsutsumi, l'attore prediletto da Hiroyuki Tanaka/Sabu) è un timido postino che svolge il suo lavoro in bicicletta. Accumula molto stress, fino a che una sera, dopo l'incontro casuale (deve consegnargli una lettera) con un vecchio amico ora diventato yakuza "per riprovare le emozioni di essere un bambino", beve un goccetto di troppo e si mette ad aprire le buste, invece di consegnarle con la sua consueta precisione, mentre la polizia comincia a sospettare di
lui, dopo averlo visto uscire dalla casa dello yakuza, tenuta sotto osservazione.
Apre le lettere e le legge distrattamente, finchè è attratto da una lettera commovente, scritta con "calligrafia femminile":
Auguri. Quando ti arriverà questa lettera, potrei non esserci più. Ho scritto in diverse occasioni, e non ho mai ricevuta risposta. Vorrei scusarmi un'ultima volta. Mi dispiace molto essere stata un peso per te, anche se in fondo sei mia zia. (...) a dire il vero, non mi resta molto da vivere. Ho il cancro... me l'ha detto il medico. Non ho più bisogno di
trattamenti.
Stanza 12, Sayoko
Questa lettera, Sawaki decide che sia giusto consegnarla. Ma la zia si è trasferita, ed è irreperibile.
I sospetti della polizia crescono: Sawaki è di certo uno spacciatore. Perchè, altrimenti, recarsi a quell'indirizzo disabitato?
Il postino decide di andare a trovare di persona Sayoko Kitagawa (Kyôko Tôyama), e individua l'ospedale: ma anche lei è stata trasferita, in un altro ospedale.
Nessuno noterebbe un postino in un ospedale, sospetta la polizia, notandone i movimenti: deve certo trattarsi di qualche sostanza illecita, da consegnarsi in gran segreto.
Con quale finezza è raccontata la scena del primo incontro. Sayoko è andata a prender aria sul tetto. Sawaki si avvicina ad una ragazza, che corre subito dopo fra le braccia di un uomo: è deluso. Ma una lettera arriva all'improvviso ai suoi piedi, come portata dal vento, ed una ragazza sbuca tra i lenzuoli stesi.
Ho scritto una lettera, ma non ho nessuno a cui spedirla.
La ragazza viene richiamata all'interno della struttura, perchè sono le tre, l'ora della medicina. L'uomo che informa Sawaki è un killer, ora malato anche lui: pieno di piccoli killer nelle sue cellule. Un killer... ucciso da piccoli killer.
Ironico! Lui, "Hitman" Joe (Ren Ohsugi), che sperava di diventare il "re dei killer" all'annuale selezione.
Ha una sua filosofia. Il killer deve avere il ritmo nel sangue, entrare e uscire di scena col ritmo giusto, e deve essere bello, per rispetto alla vittima: chi, morendo, vorrebbe vedere un tipo trasandato come ultima cosa che vede?
Al concorso si erano presentati in molti, personaggi, alcuni, che sono chiari omaggi ad altrettante figure famose: C'è Leon, ci sono altri; ma c'è soprattutto Miss Brigitte Lin (Ryoko Takizawa), direttamente da Hong Kong Express, bionda irresistibile con occhiali rossi quasi a forma di cuore, impermeabile e calze, dalle quali estrae la pistola con cui fa tre centri perfetti sul bersaglio. Tocca, infine, a Joe: nonostante l'età, la giuria gli confida che vorrebbe che fosse lui a
vincere il concorso, a diventare il "re dei killer". Anche la salute, però, fa parte della valutazione finale.
Joe aveva una fidanzata, una nera che voleva diventare una killer, per piacergli. Joe la sconsiglia, eppoi non è neanche il tipo, non ha il senso del ritmo. E' a lei che Joe aveva confidato la sua idea sulla presentabilità del killer.
Lui, per esempio, da chi vorrebbe essere ammazzato?
Da una bionda che indossa un impermeabile.
E vagli a dar torto... se proprio si deve essere tolti di mezzo... che sia una bionda - magari proprio Brigitte Lin - con l'impermeabile e gli occhiali rossi a forma di cuore, che tiene la pistola nelle calze, suvvia! Forse è vero che si muoia felici. Forse si è anche più felici che a vivere così... non so neanch'io come... avete mai provato, voi che storcete il naso? Son sicuro che morrei felice, quella sarebbe una bambola come Dio comanda! Magari, invece, creperò in modo stupido, soffrendo pure... no, meglio la bionda con l'impermeabile.
Mentre sto qui a parlare di bionde con l'impermeabile, i sospetti della polizia crescono. Cosa va a fare, avanti e indietro dall'ospedale, Sawaki? Il quale, da parte sua, non fa niente per non insospettire: le scrive per poterle consegnare le lettere e rivederla. Scrivimi fermoposta.
Per me il presente è importante, confessa la ragazza. Non devo pensare al passato o al futuro. Il passato non esiste più, e il futuro deve ancora arrivare. E non posso fare nessuna promessa per il domani.
Sawaki si fa coraggio, la prende per mano, e insieme visitano la città, con la bicicletta.
Alla sera, in posa da pistolero, il timido postino minaccia i piccoli killer:
Ucciderò i piccoli killer dentro di te!
A Sayoki piace, e lui le scarica addosso tutti i fulminanti delle due colt giocattolo che porta ai fianchi come un cowboy.
Lei rotea su di sè, e lui l'abbraccia. Roteano insieme.
Ti faccio una promessa. Domani verrò a prenderti alle tre in punto. Promesso!
Sawaki è ormai amico di Joe il killer, che gli ricorda di stare vicino a quella ragazza che ora ha soltanto lui.
Il povero postino scopre che una delle lettere non consegnate era proprio quella spedita dalla giuria a Joe: aveva vinto.
Parte con la bicicletta, deve arrivare in tempo all'appuntamento; c'è anche un dito mozzato di mezzo, finito per caso nel suo cesto delle lettere. Deve consegnare prima questo, per salvare l'altro dito del suo amico yakuza.
Lo consegna (Sabu è uno degli yakuza), e si rimette in moto verso l'ospedale.
C'è ancora tempo per Joe, che incontra un vecchio amico: ragionano dei tempi andati, quando, bambini, giocavano a fare i killer. Torna sulla spiaggia dove seppellì la sua pistola giocattolo: qui Sawaki gli consegna la lettera della giuria, ma la sorte non gli aveva fatto vedere che la negazione "non" si era cancellata dalla lettera. Joe lo nota, invece; svanisce il suo sogno. Riscopre la pistola giocattolo, era dove l'aveva messa, ma due poliziotti scoprono lui: non fanno in tempo a far niente però, che, per loro fortuna, una bionda con l'impermeabile li fa secchi entrambi. Meglio lei che lui, se proprio si deve essere uccisi. Joe spara altri colpi sui poliziotti già morti, perchè è stato lui, invece, non la bionda con l'impermeabile ad ucciderli: le toglie gli occhiali, la parrucca, ed abbraccia la sua ragazza, che non deve diventare una killer solo per farsi amare.
Sawaki continua ignaro a pedalare, mentre la polizia lo aspetta al varco: ormai è alla tv, pericolo pubblico nazionale, serial killer e spacciatore. Al suo fianco si uniscono, anche loro in bici, l'amico yakuza e Joe il killer, per difenderlo dalla follia che ci circonda.
L'ordine di fare fuoco arriva implacabile, vicino all'ospedale: Joe e lo yakuza si girano increduli, hanno sparato a Sawaki, non a loro. Che sfondano la barriera della polizia, uccidendo alcuni poliziotti, mentre questi - in maniera volutamente assurda - tentennano, mentre non hanno dubbi sul povero postino. Guardano tutti verso la collina, dove sta il pericolo: Sawaki si rialza, si mette con difficoltà al suo posto e, dopo essersi spinto con due pedalate, lascia che sia la discesa a trasportarlo.
Il finale sembra una perfetta rappresentazione dei tempi lenti dei quartetti per archi di Beethoven, dove il divino è toccato senza perdere di vista il terreno, come se convivesse ad un passo: la gente grida, come sempre; ma non la si ode più.
Partono i colpi dai cecchini, proprio sul fermo immagine del povero postino colpito appare la scritta "directed by Sabu".
Si sentono forti i battiti del cuore di Sawaki ormai prossimi a spegnersi, mentre già scorrono i titoli di coda: ma questi lasciano al posto, ad una splendida musica per archi, e come nel finale della Nona:
O Freunde, nicht diese Töne! Sondern laßt uns angenehmere anstimmen und freudenvollere.
(Amici, non questi suoni! Intoniamone altri, più piacevoli, e più gioiosi.)
Qui, i nuovi suoni sono rappresentati dalla musica sublime per archi: Sayoki si aggira tra i poliziotti, fino ad avvicinare il morente Sawaki, ancora tenuto sotto tiro, i battiti del cuore si odono ancora, insieme alla musica: si fermano, lei lo "chiama" con due tocchi lievi, questi riapre gli occhi ed alza un poco la testa e si rammarica, con un filo di voce:
Mi dispiace, non ho fatto in tempo.
Ma Sayoki lo mette dolcemente in piedi, mentre il postino, sorpreso, vede sè stesso morto, lì a terra, in un lago di sangue. Veramente commovente questa breve immagine.
La gente, intorno, continua a "vivere" la propria vita ingannevole: Sawaki osserva un poliziotto che porta via la sua bicicletta, ma la ragazza gli ricorda che devono andare via, insieme.
La promessa di venirla a portare via alle tre è stata mantenuta. Con quale bravura Tanaka ha girato una scena che correva il rischio di diventare patetica, aiutato anche dalla musica per archi. Quale coraggio, osare dire questo!
(Ricordo la sera della mia prima, delle diciannove visioni in sala, di Memorie di una geisha: mentre camminavo, deluso per il finale del film, cominciai a ripetermi che ci voleva coraggio per finire il film in quella maniera, e divenne il mio solo pensiero: del resto, conoscevo ancora troppo poco la colonna sonora, per dargli la dimensione operistica che gli spetta).
Lei gli porge il cappello da postino, si danno la mano e si allontanano: sorridono entrambi.
Due anime che si trovano, lei esce dall'ospedale, dove ha finita la vita terrena, lui che arriva all'appuntamento con la bicicletta, anche lui alla fine della vita terrena. L'interiorità, l'esser fatti l'uno per l'altra in QUESTA maniera...
Sembra che la scintilla sia scoccata esattamente tra due anime.
Sarà sentimentalismo? Lieto fine appiccicato? Non necessario? No, non credo. Il finale, è la verità del film. Secondo me si tratta di poesia. Di più: viene detta la verità, all'improvviso, proprio mentre si è inchiodati sulla poltrona e non si può fuggire. Non un finale per tutti, credo, non solo perchè ho letto qualche critica in tal senso, di persone che evidentemente non l'hanno gradito. E' difficile da sostenere, questo improvviso stacco verso i "piani superiori". E se fosse davvero sentimentalismo? Il momento peggiore del film? Io, però, non posso concepire niente di più bello di questo finale. E, francamente, me ne frego che si tratti di sentimentalismo o meno: che ci si provi a dirmi, ora, di farne a meno! Veramente, mi pare avere la dimensione di alcuni dei movimenti lenti di Beethoven, ricordo il Quartetto op.59 n.2.
Continua a sembrarmi splendida, anzi, anche più bella, quest'opera di Sabu, che ho visto per la terza volta (o forse quarta, non sono sicuro, visioni a distanza di qualche anno; e a ripetizione, in questi ultimi giorni, il finale): partire dalla semplice vita di tutti i giorni, per arrivare ad una storia d'amore che va oltre le vicende terrene - nè la malattia di lei, nè l'uccisione di lui, impediscono l'incontro; anzi, devono avvenire, sono la condizione affinchè l'incontro avvenga - incastrando il tutto alla perfezione mentre si svolge la commedia umana - umorismo, violenza (lieve), assurdo, tristezza, comicità, rassegnazione, serenità -, lievitando sempre più verso le alture, fino alla musica per archi, fino a divenire il simbolo della Gioia, scintilla divina, figlia dell'Eliso.
Sulla regia di Hiroyuki Tanaka
Veramente, in Postman Blues, in Tanaka, c'è la scintilla divina: con Drive, di cinque anni posteriore, l'eccezionale regista giapponese riesce, a mio parere, a mantenere queste vette. Forse solo una variazione su questo stesso tema, ma sempre, come nelle variazioni in particolar modo dell'ultimo Beethoven, anche queste sono di una bellezza inaudita.
Sull'interpretazione di Shin'ichi Tsutsumi
Come detto, l'attore prediletto dal regista, dal quale si sentì quasi costretto, ad un certo punto, a separarsene.
Sull'interpretazione di Kyôko Tôyama
Tenera e serena, difficile immaginare una attrice più adatta al ruolo.
Sull'interpretazione di Ren Ohsugi
Un altro attore amato da Tanaka, è il killer perfetto.
Sull'interpretazione di Ryoko Takizawa
E chi non si farebbe uccidere, da una bionda del genere, con l'impermeabile e la pistola nel reggicalze?
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta