Regia di Angelina Nikonova vedi scheda film
La disperazione civile e morale della Russia degli anni zero, è tutta sulle spalle magre di una bellissima e bravissima Olga Dihovichnaya, che svuotata da ogni sentimento, spezzata da uno stupro compiuto da alcuni poliziotti, si muove fra le macerie della sua vita e di quelle di chi le sta attorno. L'esordio della Nikonova è un dramma dell'anima, prima di tutto, dove il corpo violato innesca in Marina, prima un desiderio di vendetta e poi, quasi in un capovolgimento delle parti, una catarsi dove l'aguzzino diventa oggetto sessuale e parvenza d'amore, forse, e dove il sentimento è usato come un coltello nella, chissà, totale anaffettività dello stupratore Andrei. Attorno a queste due esistenze bloccate in un incastro densissimo di vittima/carnefice, la società russa è, per la Nikonova, completamente marcia, dalla testa, la borghesia, ai piedi, le enormi periferie che cadono a pezzi. Film, quindi, durissimo, che lascia scoperti nervi e cuore, che lascia muti davanti ai moltissimi frammenti che la regista sparge nelle bellissime inquadrature e che sublima in una sequenza finale di una bellezza inaudita. Film complesso e certamente carico di questioni morali importanti e discutibili, forse con un po' troppa carne al fuoco, ma che non lascia indifferenti, colpisce duro, basso, e scuote, finalmente, i nostri corpi assuefatti a un Cinema ormai ridotto a puro fumetto. Opere di questo livello fanno bene al Cinema e un po' anche a noi.
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