Regia di Isidro Ortiz vedi scheda film
Per passare una serata tra giovani amici è l'ideale, se siete voraci consumatori di horror d'autore allora non è niente di che, ma tra i nuovi horror (con il "metodo Blum" per intenderci) è sicuramente uno dei più validi avendo dalla sua molte carte da giocare e una sua piccola morale.
Guillermo Del Toro, grande regista messicano ormai affermatosi, si è sempre interessato ai nuovi progetti del cinema iberico e sudamericano come vediamo dalle sue numerose collaborazioni come produttore; ed è grazie a lui se finalmente viene distribuito il terzo film di Isidro Ortiz: cineasta facente parte del sempre più vasto panorama horror underground; un mondo nel quale ormai molti appassionati (compreso il sottoscritto) affermano di essere il posto migliore ove trovare novità, passione e interesse per contrastare le grandi case di produzione le quali, ormai, ci somministrano la solita sbobba di remake, reboot e "copia e incolla".
Certo, con questo film non c'è da gridare al miracolo: non è un "Lasciami Entrare" ne tantomeno un "It Follows", tuttavia è di buona fattura ed in un certo senso persino anticipatore dei futuri film dell'orrore made in USA.
Andiamo con ordine: da pochi anni erano usciti "Exorcism of Emily Rose" e "Paranormal Activity", capostipiti di un nuovo modo di fare horror negli Stati Uniti reso poi un vero e proprio franchise da Jason Blum e la sua casa di produzione. In Spagna, prima dei vari James Wan e Scott Derrickson, Ortiz se ne usciva con questo film, il quale, probabilmente, se fosse uscito anche soltanto due anni più tardi avrebbe persino trovato una maggior distribuzione ed apprezzamento.
La regia di Ortiz, difatti, in questo lungometraggio si scosta dalla profondità del cinema indie per rendersi più simile a quella già vista in alcune pellicole di Wan. Egli volge la macchina da presa più sulla tensione e sui colpi di scena, sfruttando il suo mostro e la colonna sonora il più possibile per creare delle sequenze ricolme di terrore, in cui più che seguire la trama rimaniamo sul filo di un rasoio (espresso dalle strimpellate di violino) a seguire le vicende di questo ragazzino nella zona più oscura (letteralmente) della Spagna.
Ciò fa sì che il prodotto sia per lo più rivolto ad un pubblico adolescenziale, piuttosto che ad adulti ormai ben navigati nel mondo dell'orrore; il target è ristretto e, dunque, seppur avendo una creatura ben congeniata, creata benissimo (senza l'ausilio di invadente computer grafica) ovviamente agli amanti del genere può far storcere un po' il naso a causa del già visto e dello snodarsi della storia, che ricalca fedelmente il solito percorso di: nuova residenza - misteriose presenze - svolta orrorifica - finale.
Fortunatamente, ai cliché del genere, vengono aggiunti alcuni spunti che rendono l'opera più interessante come la fotofobia che affligge il protagonista e permette di creare un nuovo punto di vista giocando maggiormente con macchina da presa, luci e fotografia. Quest'ultima è sicuramente l'aspetto tecnico più riuscito, Josep M. Civit compie un lavoro egregio e in un certo modo avanguardistico mettendo in risalto l'oscurità delle foreste e il colore bluastro e tetro dei dintorni della cittadina, quando poi si tratta di cogliere l'angolazione del nostro protagonista usa una luce quasi dolorosa anche per gli occhi dello spettatore, rendendoci benissimo il senso di sofferenza provato da questo ragazzo.
In mezzo alla convenzionalità che la fa da padrone per 3/4 della storia c'è però un degno finale; molto interessante nel ribaltare i soliti canoni del genere rendendolo un prodotto ben più appetibile di quanto non sia in realtà.
Il risultato di Ortiz non è indimenticabile: la sua opera terza ha tanti difetti e banalità di sceneggiatura ed anziché prendere esempio dai ben più dotati cineasti spagnoli sembra voler cavalcare l'onda del successo degli horror statunitensi, finendo per avere un montaggio troppo serrato e personaggi raffazzonati.
Sommando tutti i pro e i contro otteniamo un giovane regista che sicuramente avrebbe meritato di condividere il piedistallo con i vari James Wan, Scott Derrickson e James De Monaco visto che non solo riesce ad intrattenere, ma a far riflettere sulle brutture di una società chiusa e retrogada avendo pure il coraggio di aggiungervi piccole sperimentazioni.
Purtroppo, tecnicamente Ortiz non ha un vero e proprio stile, ed esclusa la fotografia, il resto dei tecnici tentano di scopiazzare malamente il teen horror movie più banale.
Tuttavia: per passare una serata tra giovani amici è l'ideale, se siete come me voraci consumatori di horror d'autore allora non è niente di che, ma tra i nuovi horror (con il "metodo Blum" per intenderci) è sicuramente uno dei più validi che ha dalla sua molte carte da giocare e una sua piccola morale.
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