Regia di Giampaolo Lomi, Edoardo Mulargia vedi scheda film
Haiti, uno scienziato ha sintetizzato una droga allucinogena potentissima. Tanti affaristi senza scrupoli si interessano della scoperta dell'uomo, ma non tarderanno a verificarsi i primi incidenti misteriosi, culminanti in una serie di delitti a catena.
Di Giampaolo Lomi si sa poco (assistente alla regia del discussissimo mondo movie Addio zio Tom, nel 1971, qui all'esordio come regista), mentre su Edoardo Mulargia le informazioni non mancano; in particolare quest'ultimo è stato autore di una serie di spaghetti western di serie C e concluderà la sua carriera, nei pochi titoli seguenti questo Al tropico del cancro, sprofondando nel trash. Le prime avvisaglie di questo cambio - o, per meglio dire, declino - di rotta sono già qui contenute: qualche sequenza documentaristica in perfetto stile mondo, un erotismo per nulla patinato (scene di nudo agratis sparse lungo tutta la storia, con la blanda giustificazione della cornice esotica), una trama vagamente thriller, quasi spy, con tracce di giallo e di mistero, ma fondamentalmente definibile con un solo aggettivo: noiosa. La sceneggiatura firmata dai due registi e dal protagonista Anthony Steffen/Antonio De Teffè infatti non prende mai una decisione chiara e si compone di vari segmenti poco omogenei sul piano della consequenzialità logica; inutile chiedere di più, ovviamente, a questo prodottino realizzato con due soldi e molte meno idee, dedicato a un pubblico in cerca di scenari da cartolina e pruriti vari, desideroso di non doversi impegnare troppo nel seguire la storia. Fra gli altri interpreti: Anita Strindberg, Umberto Raho, Gabriele Tinti, Stelio Candelli; lavoro insulso per molti versi, ma un minimo nobilitato dalla presenza di una briosa colonna sonora a cura di - neanche a dirlo - Piero Umiliani. 2/10.
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