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The Invader

Regia di Nicolas Provost vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su The Invader

di alan smithee
7 stelle

 

Da Venezia Orizzonti edizione 2011 arriva come un alieno questo film opera nel lungometraggio prima del belga Nicolas Provost: Come un alieno dicevo, per il suo incipit folgorante, visivamente e a livello evocativo. In una spiaggia di uno dei nostri mari (ma sembra un luogo paradisiaco) lo sguardo di una bella bagnante, nudista tra tanti come lei, si corruccia alla vista di qualcosa che non ci viene rivelato, almeno per un primo momento: una serie di corpi inanimati giunge portato dai flutti. Tra questi la ragazza ne scorge uno, forte, robusto, che cerca di portare in salvo un anziano in condizioni precarie.

 

 

Lo sguardo che si scambiano i due, la ragazza nuda e perfetta, e il naufrago distrutto dalla fatica, ma altrettanto armonioso, è la differenza che allontana due mondi comunque in collisione. Un fenomeno che pare fantascienza, ma che si esplicita ormai ogni giorno nella sua devastante drammaticità.

Scopriamo che l'uomo, Amadou, è riuscito tempo dopo a raggiungere il Belgio e, animato da una grande forza fisica e da un ottimismo senza freni, lavora come muratore abusivo presso un impresario, per pagarsi il debito contratto con un trafficante di emigrati di colore, al quale deve pagare il suo debito e quello dell'anziano amico ferito.

 

 

Un giorno l'uomo incontra per caso una bellissima donna ad un congresso, che si scopre essere la moglie di un importante studioso. La passione tra i due è folgorante e gli amplessi che i due condividono fanno sperare ad Amidou di poter far sua quella donna, scavalcando una gerarchia sociale apparentemente inviolabile come una parete di ghiaccio scivoloso.

The invader segna l'incontro/scontro tra due civiltà, un nord e un sud, due mondi geografici e civili contrastati e contrastanti, di certo difficilmente amalgamabili da sempre, nonostante tutte le migliori intenzioni, che rimangono infatti nell'ambito della pura teoria. Due mondi che sin dagli albori della civiltà vedevano l'emisfero meridionale trionfare su quello settentrionale, mentre da secoli la situazione si è sempre più nettamente capovolta. Sfruttati e sfruttatori, coloni e colonizzatori.

 

 

Amadou impara ad agire con l'istinto della bestia ferita per farsi strada dopo che la realtà ha rinnegato il suo sogno, ma non rinuncia a quest'ultimo per vivere nel ricordo di ciò che non è, ma che sarebbe bello fosse.

Isaka Sawadogo è un moderno Kunta Kinte tenace che non si arrende nemmeno quando la cruda realtà soffoca i sogni più piacevoli ma irrealistici di riscatto. La nostra Stefania Rocca nella parte della moglie ricca, colta e sedotta risulta in parte e convincente. Le scene di sesso/amore tra i due dimostrano una volta in più che la seduzione e la naturalezza di un rapporto si scontrano con regole che non si sconfiggono con la semplice forza dell'attrazione reciproca.

 

 

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