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Himizu

Regia di Shion Sono vedi scheda film

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La recensione su Himizu

di bradipo68
8 stelle

Trattandosi di Sion Sono, non mi sono potuto trattenere e e mi sono letteralmente catapultato sul suo ultimo film  per vederlo il prima possibile, in assenza di una distribuzione italiana.
Himizu, tratto da un manga inedito in Italia, è però un qualcosa che è figlio sia della poetica trasversale e bizzarra del regista nipponico ma è soprattutto figlio dello tsunami che ha spazzato via un pezzo di Giappone.
E con lui si è portato via anche una parte della cinematografia di Sono.
Che rimane naturalmente agli alti livelli che gli sono consoni ma in questo caso è troppo evidente che un evento catastrofico come quello del Giappone si è abbattuto violentemente anche su questo film e sulla visione del suo autore.
Credo che sia inevitabile essere condizionati e sconvolti da quello che è accaduto nella tua tanto amata terra.
I rimandi allo tsunami sono continui e la devastazione che le immagini eloquenti come non mai rimandano allo spettatore è lo specchio delle macerie che sono dentro Sumida, appena quattordicenne ma con un visione della vita così acre e disillusa che pensa continuamente al suicidio.
Sumida ha un padre che lo picchia ogni volta che lo vede, fuggito chissaddove e che si ricorda della famiglia solo quando ha bisogno di soldi. Anche la madre stufa di stare nel capanno vicino al lago, decide di andarsene lasciandolo da solo con la sua corte di amici dropout come lui costretti, volenti o nolenti, ad un esistenza ai margini.
A cercare di infondergli l'amore per la vita è la sua compagna di scuola Chazawa che ha la pretesa di inculcargli il sogno di un futuro normale. Proprio lei che è così lontana dalla normalità, almeno quanto Sumida.
Sumida si sente morto dentro , è come se facesse pendant con la desolazione che lo circonda e per questo pensa che morire non sia poi tutta questa gran perdita.
La sua rinascita , l'urlo di non mollare mai nelle ultime sequenze diventa simbolicamente l'urlo di una nazione in ginocchio.
Un messaggio forse semplicistico, addirittura banale da leggere ma assolutamente necessario.
Himizu ( una talpa) è un'antologia della cinematografia di Sono in cui da una parte c'è una galleria di personaggi eccessivi e dalle psicologie quanto meno contorte, dall'altra l'iperrealismo figlio della distruzione portata dallo tsunami.
Sotto i riflettori in questo suo ultimo film sono soprattutto l'adolescenza difficile e la disgregazione familiare, con la famiglia che da ultimo rifugio diventa qualcosa di profondamente ostile. Qualcosa da cui fuggire.


Così sfilano disordinatamente yakuza caricaturali, un padre che vuole vedere il figlio(Sumida) morto per riscuotere l'assicurazione, una madre che preferisce fuggire con la sua ultima fiamma e lasciare solo il figlio, il quale  esplora il dolore e il sacrificio ogni giorno quasi con piacere masochistico, i genitori di Chazawa che hanno costruito una forca  fai-da-te per spingere la figlia al suicidio perché pensano che sia l'unico sfogo possibile della sua vita e della sua psiche deviata ( e invece la loro...),  mentre lei è  votata alla visione positiva della vita e con i suoi vezzi infantili riesce finalmente a scalfire la corazza di cinismo di cui si è rivestito Sumida.
In fondo Himizu è anche la storia del loro sentimento asimmetrico, un qualcosa che un giorno forse arriverà alla tanto agognata simmetria.
Dopo un incipit elettrizzante e disperato con Chazawa che declama versi nella pioggia , una panoramica a schiaffo che mostra solo un minimo della forza distruttiva dello tsunami dell'11 marzo scorso e Sumida che prende in mano una pistola per spararsi alla tempia, il film di Sono avanza gradualmente verso la speranza di farcela e di uscire dalle sabbie mobili imposte dal destino.
Himizu è anche la storia struggente di una nazione che si ritrova ad un nuovo punto di partenza.
E stavolta Sion Sono apre alla speranza come forse non aveva mai fatto nella sua cinematografia.
Presentato a Venezia 2011 , i due ragazzi protagonisti , Fumi Nikaido ( Chazawa) e Shota Sometani ( Sumida ) hanno ricevuto il premio Marcello Mastroianni per le loro interpretazioni.
Stavolta Megumi Kagurazaka, sogno eroticissimo inconfessato e inconfessabile scoperto in Cold Fish e ancora meglio in Guilty of Romance , è purtroppo relegata abbastanza sullo sfondo
Sion Sono e i suoi film  continuano a essere ignorati dalla distribuzione italiana.
Bravi! Continuate così!
(bradipofilms.blogspot.it )

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