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Passioni e desideri

Regia di Fernando Meirelles vedi scheda film

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La recensione su Passioni e desideri

di supadany
6 stelle

Fernando Meirelles girovaga a 360° tra le passioni ed i desideri di uomini e donne, come suggeriscono il titolo originale e quello nostrano messi a contatto, portando in evidenza come dei dettagli possano influire in un modo o nell’altro nella vita di ognuno di noi.

Premesse interessanti, ma poca compiutezza per quanto a volte lasciare una cosa sul più bello, per poi magari riprenderla (chissà …), possa avere il suo fascino, tanto più all’interno di un intreccio che spazia dalle capitali europee, al nord e sud America con quindi anche culture e modi di affrontare la vita distanti fin dalle origini degli individui.

 

 

Attraverso una narrazione “multiplayer”, definita attraverso la sceneggiatura di Peter Morgan (a dire il vero lontano dai suoi vertici), Fernando Meirelles porta avanti un discorso corale sui legami del corpo e dello spirito, tra realtà e desideri di voltare pagina che non sempre vanno in porto e magari ciò avviene quando meno ce lo si aspetta (ad esempio l’autista russo e la sorella della escort) e non quando tutto lo può far intendere (il dentista e la sua assistente smaniosa di lui).

E molto dipende dalla parola, da quella cosa detta nel momento giusto che però spesso non si dice, o per sensi di colpa o per altri impedimenti nel pensiero, tra regole religiose e passati diversi (l’incontro all’aeroporto tra uno stupratore che cerca di non “esplodere” ed una ragazza vogliosa di scrivere una nuova pagina della sua vita).

Ne scaturisce un racconto dai toni universali e distinti, che spaziano a seconda delle “sliding doors” del momento, non proprio con un grande acume alle spalle, almeno non costante, ma spesso e volentieri con una sensazione di piacevolezza e gusto per il racconto.

Ovviamente uno scenario del genere richiede un cast profondo, ma allo stesso tempo a tutti spetta uno spazio limitato; tra le “prime donne”, Anthony Hopkins appare rilassato (così come il suo personaggio che ha già sofferto, e fatto soffrire, abbastanza), Rachel Weisz e Jude Law formano una coppia estremamente affascinante (per la quale avrei ardentemente desiderato una definizione più a lungo raggio) e Ben Foster si porta appresso un macigno con una tensione che vibra sottopelle; tra gli altri invece colpisce soprattutto Maria Flor (Laura, la ragazza in viaggio verso il Brasile), oltre che per bellezza, per la sua candida naturalezza.

Un racconto che non riesce costantemente a brillare, ma che almeno riesce a mantenersi quasi sempre gradevole, a tratti anche stuzzicante, ma sempre estremamente dipendente dalle scelte narrative che portano a tante scelte non sempre gestite con cura (l’aggressione nella camera d’albergo a Vienna per esempio ha tempi d’azione quasi del tutto sbagliati) o comunque non particolarmente entusiasmanti, per quanto non ci debba essere sempre il classico colpo di scena per giustificare un bivio di una storia di amore (e/o sesso).

Altalenante (un po’ inebriante ed un po’ spaesato).

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