Regia di Fernando Meirelles vedi scheda film
Evitiamo subito paragoni imbarazzanti con La ronde. Il piacere e l’amore di Max Ophüls, perché in questo adattamento del Girotondo di Arthur Schnitzler i dieci personaggi girano a vuoto. Tra Vienna e Bratislava, Parigi e Londra, Denver e Phoenix, l’eterogeneo gruppo di individui (diverse età, ceti e religioni, come campione dell’umanità intera) dovrebbe cercare risposte alle domande di una sessualità ora vissuta come professione, ora come tradimento, rovina, malattia, forza motrice dell’esistenza. In realtà, Meirelles subordina l’universo sessuale al diktat del conformismo odierno, che vuole il matrimonio ben al centro del mirino e l’amore fortuito (più che altro casuale) come univoca fonte di autenticità. Di corpi nemmeno l’ombra, in questa confusa circonvoluzione sull’abbandono e lo smarrimento, segnata da una sceneggiatura con buone premesse e pessimi approdi, e da una struttura circolare del testo ben chiusa nel finale thrilling (la parte migliore) ma troppo dispersiva nel nucleo interno. Regia e montaggio non migliorano la situazione, affidandosi continuamente a elementari split screen multipli, a mezzi di trasporto o a transizioni con tendine laterali al nero su immagini in movimento per esplicitare i faticosi passaggi da un personaggio all’altro, spesso senza comprensenza nel medesimo spazio né catarsi erotica. Meirelles si limita a srotolare un quadro riflessivo di superficie: il suo girare in tondo a 360 gradi, alla fine, provoca solo mal di testa e disorientamento.
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