Regia di Fernando Meirelles vedi scheda film
Fernando Meirelles e' un bravo regista brasiliano di cui l'Italia ormai pare ultimamente piuttosto disinteressata, se gia' la sua opera precedente, tratta niente meno che da Cecita' di Saramago e con un cast di noti bravi attori americani e non, ha disertato completamente la sala per apparire distrattamente solo nella versione home video. Su questo film non ho notizie circa una eventuale distribuzione nel nostro paese, mentre in Francia - che vive, come in parte cerco di testimoniare forse in modo un po' dilettantesco da qualche mese a questa parte, una stagione estiva ricca ogni settimana di titoli interessanti, provenienti da ogni dove e spesso stimolanti, e' appena uscito, come di corretto uso comune laggiu', in una appropriata versione originale con sottotitoli che ne esalta la multietnia delle storie intrecciate e ad incastro tra di loro.
360 sta infatti ad indicare il giro completo dei gradi che consentono alla storia di tornare sui suoi passi, ricollegandosi ai personaggi che abbiamo imparato a conoscere ad inizio vicenda e che, passando attraverso varie citta' tra Europa e Stati Uniti, inesorabilmente re-incontriamo, quasi a confutare, se ce ne fosse bisogno ai giorni nostri, che il giro completo dei gradi in qualche modo riflette la rotondita' del nostro globo e delle storie di vita anche minimali e qualunque che lo popolano.
Addentrarsi specificatamente all'interno di ogni vicenda e' inutile e dannoso per chi ha ancora speranza in un recupero da parte della distribuzione nostrana in occasione della stagione "seria" che partira' (ce lo auguriamo), ma non prima di settembre; trattasi comunque in generale di storie di coppie ormai scoppiate o con problemi (Rachel Weisz e Jude Law, ma pure l'amante brasiliano di lei e la sua compagna che se ne torna a Rio dopo aver illuminato l'esistenza ad un anziano Anthony Hopkins in cerca della figlia angosciosamente scomparsa da anni), di vicende di vita e tentativi di riscatto da un'esistenza di mediocrita' (Blanca, la prostituta), di scelte cruciali (il carcerato Ben Foster che riesce con fatica a superare una prova di resistenza davvero titanica per chi come lui e' affetto da impulsi sessuali incontrollabili), fino alla vicenda piu' intrigante di una coppia russa disamorata che decide di guardarsi attorno per trovare una nuova forma genuina e sincera di affetto e amore; ma come capita molto spesso nella vita sara' la storia piu' casuale delle due, quella apparentemente nata piu' per caso e nella assoluta iniziale indifferenza ad avere la meglio sull'altra, inizialmente piu' sentita da entrambi, ma contrastata da problematiche morali e religiose da parte di un timido e complessato dentista marocchino (Jamel Debbouze). Il film si fa vedere con una certa piacevolezza, e se di fatto non aggiunge certamente null'altro alla notevole tradizione di storie intrecciate e cosi' magistralmente condotte sino ad ora da registi e sceneggiatori di culto come Inarritu e Arriaga, (ma come non ricordare prima ancora il grande maestro Altman con "I protagonisti" e soprattutto il capolavoro assoluto di "America oggi"), certamente ha il pregio di toccare nel contempo con garbo, brio, un pizzico di suspence e una certa finezza argomenti che diversamente avrebbero trasformato il mix di storie in un guazzabuglio banale e strappalacrime da Centovetrine e compari.
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