Regia di Fernando Meirelles vedi scheda film
La vita percorre un angolo di 360 gradi ed il cerchio si chiude. La rotazione avviene per svolte successive, seguendo di volta in volta biforcazioni che, dopo poco, finiscono per riportare al punto di partenza. Questo girotondo presenta il futuro come il ritorno ad un nuovo passato, rivisto e corretto alla luce del presente, avendo imparato da quegli errori che sono irrimediabili, però fanno avanzare la vita. Camminare ognuno lungo la propria strada significa passarsi accanto, sfiorarsi per un solo istante, e vedere nell’altro qualcosa di diverso da ciò lui e o lei crede. Gli incontri si risolvono in addii che sono il frutto di malintesi, eppure aiutano a capire molto di sé. Le coppie che, in questo film, si toccano appena per poi lasciarsi per sempre, sfruttano quella fugace occasione per tastare i propri limiti. Un uomo e una donna vengono temporaneamente a contatto, per lo più in modo casuale, azzardato, trasgressivo, e così prendono coscienza del punto estremo a cui le loro esistenze possono arrivare: il non plus ultra della sfida alle abitudini, dell’evasione dalla normalità, del superamento del lecito. I personaggi della storia praticano varie forme di adulterio, che non è da intendersi, semplicemente, come la violazione di un vincolo coniugale, ma, in un’accezione più ampia, come tradimento di un modo di essere abituale e consolidato, basato sulla semplicistica fiducia che le cose vadano bene così come sono. Per un attimo, l’impianto della routine si crepa, e attraverso quella fessura è possibile intravvedere una possibile versione alternativa di sé, che può piacere o no, procurare rimorso, rimpianto, l’irriverente soddisfazione di aver saputo osare o l’amara gratificazione di aver saputo resistere ad una pericolosa tentazione. Un manager in viaggio d’affari compie un passo falso e riscopre l’amore per la moglie. Una prostituta riesce ad arricchirsi grazie ad un diabolico piano da eroina dei fumetti noir. Un musulmano fa prevalere la sua fede religiosa e rinuncia ad intraprendere una relazione con una donna sposata. Impugnare la vittoria, accettare la sconfitta o rassegnarsi alla resa sono le possibili vie d’uscita da un dilemma ineludibile che ci chiede, pressantemente, di scegliere se cambiare o no, se voler proseguire lungo la via principale od imboccare una traversa. La questione non è individuare la soluzione più facile o più conveniente, o l’opzione con maggiori probabilità di successo. Il problema, ben più arduo, è decidere se sia più giusto mantenere la coerenza oppure assecondare la voglia di sperimentare il nuovo. Ciò che è sempre stato e ciò che potrebbe essere si fronteggiano nel campo neutro, ma drammaticamente accidentato, della crisi di identità, dove più nulla è certo. Fernando Meirelles, ispirandosi ad un testo teatrale di Arthur Schnitzler, trasforma questo scontro ad armi in pari in una reinterpretazione della cecità, nella quale l’epidemia si diffonde istantaneamente oltre ogni confine, da Vienna agli Stati Uniti, passando per Bratislava, Parigi e Londra, e contagiando le anime più diverse, attraverso l’inarrestabile germe dell’attrazione fisica. La trama si dipana lungo una traiettoria vertiginosa eppure lenta, avvolgente benché meditata, fino a terminare il volteggio che aggira elegantemente il lieto fine per rispondere, con un’acrobatica alzata di spalle, ai tanti perché riguardanti il destino.
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