Regia di Fernando Meirelles vedi scheda film
360 è il titolo che il regista brasiliano Meirelles diede al film nel 2011, rendendone evidente la derivazione dal Girotondo di Arthur Schnitzler (1862 – 1931), celebre commedia che lo scrittore e drammaturgo viennese scrisse nel 1900 e che gli procurò un mare di guai, oltre all’accusa di pornografia.
In realtà Schnitzler descrive comportamenti generalizzati nella società viennese fra otto e novecento - quando una logica edonistica, alla vigilia del tramonto dell’impero asburgico, coinvolse trasversalmente tutte le classi sociali - mettendo in scena dieci episodi in ciascuno dei quali un personaggio incontra una donna, secondo uno schema abbastanza rigido che si conclude circolarmente con l'incontro dell'ultimo personaggio con il primo. Ogni scena racconta i riti che convenzionalmente precedono l’atto amoroso - unico obiettivo degli amanti -: un chiacchiericcio interminabile, un profondersi di complimenti, di adulazioni, di finte ripulse, di professioni di fedeltà. Poiché uno solo di questi incontri avviene fra marito e moglie, lo scrittore implicitamente racconta l’infedeltà diffusa nei matrimoni fra gente molto “per bene“, ciò che costituì la vera ragione dello scandalo, all’epoca.
Il regista brasiliano, Meirelles, mantenendo la struttura circolare (a 360°) della pièce teatrale schnitzleriana, parla agli uomini del suo tempo non limitandosi, perciò, ad ambientare le vicende nello scenario viennese da cui anche il film inizia e col quale finisce - dopo il giro in auto lungo il Ring, la strada circolare realizzata dopo l’abbattimento della cinta muraria viennese - ma fa muovere i suoi personaggi fra aeroporti e continenti, raccontando le loro storie, che sono anche, ma non solo, storie d’amore e di infedeltà.
Si tratta, per lo più, di vicende legate alle contraddizioni del nostro tempo, in cui l’amore infedele, come nel Girotondo schnitleriano, è reso più complicato dal prevalere dei sensi di colpa, mentre altri amori, pur possibili, sono resi molto difficili dalle convenzioni religiose o dalla paura di sbagliare. In questo film si incrociano vite diverse: una “escort” di lusso, di origine slovacca, destinata a una facoltosa clientela; un uomo d’affari che vorrebbe incontrarsi con lei ma non lo farà; la moglie di lui, che, per tornare alla famiglia e alla figlioletta, abbandona l’uomo che ama; la fanciulla brasiliana che, accorgendosi dei tradimenti del suo boy-friend, decide di lasciare Londra per tornarsene in Brasile; un dentista musulmano, innamorato della sua infermiera, non musulmana e sposata, alla quale rinuncia per ragioni religiose; una giovane slovacca, sorella della escort, che potrebbe intrecciare un legame sentimentale col marito dell’infermiera, mentre un malavitoso russo sarà derubato dalla “escort”...
I personaggi più interessanti, però, secondo me, sono quelli che si pongono alquanto fuori dalle vicende amorose, presi come sono dalle sciagure che hanno attraversato le loro vite: un ex detenuto per stupro, più volte reiterato, che, opportunamente rieducato alla vita civile, vive il suo viaggio-premio nel terrore che la ritrovata libertà lo faccia ricadere nel reato che l’ha portato in galera per molti anni, rinunciando perciò all’ amore che gli viene offerto liberamente dalla giovane che torna in Brasile; un anziano signore, alcoolizzato, che, spinto dal rimorso, viaggia da vent’ anni alla ricerca di una figlia che non dà più notizie di sé, verosimilmente perché non è più in vita.
La commedia schnitzleriana ha una funzione di riferimento alquanto debole, perché è la difficoltà del vivere nel complicato mondo di oggi all’origine dell’inquietudine dei diversi personaggi, molto lontani da quello spirito ipocrita e godereccio che anima le vicende delle donne e degli uomini rappresentate nel Girotondo.
Un cast di attori di tutto rispetto - da Anthony Hopkins a Ben Foster, da Jude Law a Rachel Weisz... per un film non particolarmente interessante.
reperibile su AppleTv
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