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Tutti i nostri desideri

Regia di Philippe Lioret vedi scheda film

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La recensione su Tutti i nostri desideri

di supadany
8 stelle

È bello sapere di aver fatto qualcosa di utile nella vita, soprattutto quando si sa che si sta per lasciarla, tanto più se ciò accade, come alla protagonista, nel bel mezzo di un cammino fin lì felice.

Malattia, con tutto il carico di dolore fisico e morale che la stessa comporta, e impegno/disagio sociale sono i due aspetti salienti del film di Philippe Lioret che, ancora una volta, dimostra di essere un indagatore profondo dell’animo umano e delle urgenze personali e collettive, capace peraltro di costruire storie articolate, partecipate ed equilibrate.

Claire (Marie Gillain) è una giovane magistrata che trovandosi di fronte la madre (Amandine Dewasmes) di una compagna di classe della figlia in tribunale prende a cuore la sua causa contro gli enti creditizi che approfittano della povertà per aumentare i loro capitali, andando contro le regole scritte, ma che nessuno fa rispettare.

Nel frattempo, scopre di essere malata di cancro, di non aver possibilità di guarigione e incontra il collega Stephane (Vincent Lindon) con il quale comincia a collaborare per cambiare il sistema.

Tra i due nascerà un legame profondo.

 

 

Tutti i nostri desideri è un'opera che conferma le qualità umanistiche del regista Philippe Lioret. In questa circostanza, l'autore utilizza il tema del debito, e quindi del credito come forma di guadagno dei potenti a svantaggio delle persone comuni, come tela di fondo del suo racconto proprio come aveva fatto con l’immigrazione nel precedente, e altrettanto riuscito, Welcome.

L’intreccio generale è ben ripartito, tra una malattia senza possibilità di salvezza che sconvolge il privato di Claire e l’obiettivo della stessa di ottenere un risultato importante per il bene comune, le sottolineature sono quasi sempre precise (il ciliegio appena piantato dal marito e che lei non vedrà mai dare i suoi frutti, il progetto della figlioletta di andare in Africa con lei in futuro), le considerazioni sul sistema (il credito è consumo per questo il sistema non interviene) non sono improvvissate, ma soprattutto sono i legami a prendere sempre più il sopravvento.

Dapprima quello tra Claire e la madre in difficoltà, una complicità marcata e riuscita, in seguito quello travolgente, ma senza andare oltre il platonico, tra la protagonista e Vincent Lindon, raccontato con genuino sentimento e che trova il suo culmine nella scena del bagno nel lago, definibile tranquillamente come indimenticabile (anche il regista ha condiviso la nuotata con i suoi protagonisti).

E poi ci sono i desideri del titolo, quelli di Claire di vivere fino alla fine, ostinandosi nel conseguimento del risultato cui non vuole rinunciare, tenendo nascosta la sua malattia fino a quando le è consentito dalla natura, senza accanirsi terapeuticamente per vivere (peggio) poco di più.

Incredibile l’apporto degli interpreti: se Vincent Lindon è una sicurezza, tanto più in coppia con Philippe Lioret (che gli aveva promesso il ruolo fin da subito), Marie Gillain, scelta non senza qualche dubbio iniziale, è impressionante e indimenticabile nel regalare pensieri con gli occhi, il dolore con gli spasmi (vedi sempre la scena del lago) e ostinazione e caparbietà spremendo fino all’ultimo le forze residue a sua disposizione nel lavoro.

Un film denso, di grande partecipazione (notevole il making of presente nel dvd, con Marie Gillain che fatica a uscire dal personaggio tra una scena e l’altra e tutto il cast tecnico assorto durante le riprese a sfondo più drammatico), molto vitale, questo grazie agli intenti plurimi - gli obiettivi etici, la forza personale, ma anche la presenza di tanti bambini -, nonostante aleggi sempre la morte.

Accurato, ma semplicemente perché sentito.

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