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Tutti i nostri desideri

Regia di Philippe Lioret vedi scheda film

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La recensione su Tutti i nostri desideri

di Kurtisonic
10 stelle

Quando il cinema si riappropria di contenuti forti, di codici, di segni e di  significati densi e pieni , che arrivano direttamente al cuore, usa un’arma micidiale: il linguaggio della semplicità. In Tutti i nostri desideri non manca neppure la complessità avulsa del quotidiano, Claire una donna giudice, ha tutto dalla vita, anche un senso della giustizia ideale che va oltre le leggi che fa rispettare. Si ritrova improvvisamente divisa fra una vicenda che la schiera in difesa di un’altra donna Celine, socialmente più debole e vittima di un imbroglio  legale ,e la scoperta di un tumore al cervello in stato avanzato  che tiene segreta. Il regista Lioret autore del fortunato Welcome,  mette in gioco anche stavolta l’attore Vincent Lindon (nel film, Stephane) che nella parte di un disilluso collega di Claire la aiuterà a difendere i diritti calpestati di Celine e si instaurerà fra lui e Claire un rapporto quasi indefinibile ma altrettanto profondo. Il film si divide fra le inquadrature dei volti (intensi, veri, angosciati, illuminati da brevi attimi di felicità pura), e la forza della parola, quella detta che lega le persone e le allontana, quella scritta che diventa legge in cui ricercare un senso compiuto e più umano. Mentre la vicenda si sviluppa prende corpo la parola non detta, quella che è destinata a stare in quegli spazi di silenzio, di attesa, e di riflessione che legano, descrivono e arricchiscono le caratteristiche dei personaggi, di cui Claire e Stephane risultano indimenticabili. Il loro rapporto non possiede né l’energia della passione né la chiarezza della sincerità dei sentimenti, tantomeno non avrà parole che lo possono spiegare, eppure la sua capacità percettiva ha la forza per abbattere ogni barriera per esplicarsi negli occhi  e nei gesti  per arrivare a un finale dignitoso e  verosimile. Nonostante la tematica difficile, Lioret riesce a mantenere uno sguardo esterno alla vicenda, senza però cadere nella freddezza o nella cruda e didascalica esposizione. Simbolicamente la scena del bagno nelle fredde acque del lago sintetizza e racchiude l’asse portante del film, cioè la natura dei rapporti umani, che solo in una dimensione fluida e instabile  si può manifestare liberamente, fuori da ogni tipo di convenzione. Il tema dell’acqua ritorna nel cinema di Lioret come già in Welcome, indicando un sentiero di realizzazione e di uscita da sé in ogni momento della propria vita, a qualsiasi costo. Basta desiderarlo veramente. 

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