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Regia di Philippe Lioret vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Tutti i nostri desideri

di alan smithee
8 stelle

Gradito ritorno del bravissimo regista francese Lioret con un film per certi versi speculare e affine alla sua splendida opera precedente: innanzi tutto la presenza forte e al contempo rassicurante di un eccezionale Vincent Lindon, stropicciato e virile come l'uomo ideale che ogni donna vorrebbe avere al suo fianco, qui magistrato scaltro ma disilluso che allena a tempo perso una squadra amatoriale di rugby, mentre nel film precedente interpretava un appassionato ed umanissimo insegnante di nuoto; e poi l'acqua, elemento insieme naturale e foriero di ricordi positivi, ma anche pericoloso ostacolo che divide due sponde sempre da raggiungere, per un motivo o per l'altro, elemento presente ed importante anche in questo drammatico film; e poi infine la capacita' di raccontare, col pudore e l'intensita' di un magico orchestrante di umani sentimenti, le aspirazioni, i desideri piu' intimi e le ansie dei suoi protagonisti, in entrambi i casi persone affannate alla ricerca della verita' o di un oasi di pace e serena vita di lavoro. Tutti personaggi che il regista dimostra di amare in modo totalizzante, anche quando deve definitivamente separarsene, perche' un altro elemento comune alle due opere e' la morte, in un caso occorsa tragicamente a meta' di una impossibile sfida su un tratto di mare freddo ed ostile, in questo caso ampiamente annunciata fin dalle premesse. Si perche' anche qui la protagonista (la straordinaria e ritrovata Marie Gillain), come il ragazzino immigrato del capolavoro precedente, muore prematuramente, ma in questo caso lo spettatore lo prevede gia' da inizio film quando alla bella e giovane protagonista viene diagnosticato un complesso tumore al cervello che non lascia scampo. Per questo motivo rifiuta cure dolorose ed inutili e mantiene il segreto con i suoi cari, per non turbarli inutilmente. Nel frattempo, battendosi, in qualita' di magistrato a favore della madre di una compagna di classe della figlia che viene denunciata da una losca societa' finanziaria per il mancato pagamento delle rate arrestrate di un debito, la donna ha modo di trovare in un collega (Lindon) un valido collaboratore che diventera' per l'occasione il suo unico punto di riferimento e confidente intimo per quella sua tragica decisione.
Drammatico come ogni film in cui la morte prende a poco a poco il sopravvento, il film lascia tuttavia la speranza che una scomparsa dolorosa crei almeno lo spazio ad una nuova famiglia che unisca il consorte alla giovane madre indebitata e senza un lavoro fisso, e che doni serenita' ai figli di queste due famiglie spiazzate nei mezzi di sostentamento o negli affetti. Un'opera molto valida che se non riesce a raggiungere i livelli di perfezione e drammaticita' lirica dello splendido precedente, pizzica tuttavia spesso con grazia e garbo le corde della commozione piu' sana e genuina, denunciando senza retorica la sopraffazione dei soliti poveri indifesi nei confronti di un mondo finanziario che ci ammalia e spinge ad indebitarci fino al collo, per poi spremerci come agrumi rinsecchiti e buttarci via alla ricerca di nuove sciagurate soddisfazioni.

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