Claire (Marie Gillain) è un giovane magistrato del Tribunale distrettuale che ha appena saputo di essere stata colpita da un cancro al cervello e ha perso ogni certezza nei confronti della vita, preoccupandosi soprattutto per il destino della piccola figlia. Nello stesso tribunale lavora anche Stéphane (Vincent Lindon), un giudice molto più maturo, che Claire ha coinvolto nella lotta contro il sovraindebitamento. Lentamente la lotta contro una società sempre più cieca nei confronti della sofferenza spinge i due ad avvicinarsi, facendo nascere un'unione fatta di sentimenti ma anche di ribellione contro il sistema.
Note
Non ricordiamo nel recente passato un rapporto cinematografico così compiuto e originale, fatto di reciproche maturazioni e riscoperte, portato all’apice espressivo dalla splendida sequenza del bagno nel lago gelato. Come in Welcome, nuotare permette a Lioret, sound editor prima che regista, di calare i propri personaggi in un impasto sensoriale completo, dove i corpi rabbrividiscono, annaspano, faticano, vivono pienamente anche fossero gli ultimi istanti. Certo potrà sembrare troppa la carne al fuoco, persino rispetto al libro di Carrère (di fatto solo una traccia iniziale), ma gli eccessi si dimenticano anche solo guardando in faccia Marie Gillain, sbalorditiva.
Ispirato al bel romanzo di Emmanuel Carrère, Vite che non sono la mia, edito in Italia da Adelphi, il film affronta - nel 2011 - un tema che non credo abbia perso d'attualità.
Non vado a commentare il contenuto che personalmente è ben sviluppato e inattaccabile. Gli attori fanno la loro parte diligentemente. La regia è anonima e, probabilmente, è il lato debole del tutto che si risolvere ad essere una pellicola piuttosto piatta, priva di estetismi. 6
Il tema alla base è già stato trattato in molti altri film, ma la recitazione e lo sfondo sociale dà a questa pellicola un valore particolare: commovente senza mai voler essere "furbo"…
A volte la sinossi di un film nasconde perfidi inganni.
E' il caso di questo ultimo film di Lioret che in teoria racconta di Claire giovane giudice che sul lavoro prende a cuore il caso di Celine una povera spiantata con figli a carico strangolata dai debiti contratte con le finanziarie ( un simbolo dell'apocalisse finanziaria privata che si sta vivendo in questi ultimi tempi) mentre sul… leggi tutto
Una giovane donna magistrato ha un tumore cerebrale che le lascia pochi mesi di vita; un suo collega più anziano la assiste nel caso di un’immigrata con bambina a carico, insolvente verso un’agenzia di credito al consumo. Questa volta, lo dico con rammarico, la coppia Lioret (regista)-Lindon (protagonista) apprezzata in Welcome delude. Poteva venire fuori una storia del tipo… leggi tutto
Anche dopo avere visto Tutti i nostri desideri, continuo a pensare, forse anche con maggiore convinzione, che Lioret sia un regista sopravvalutato. Non nego di avere un rapporto quanto meno complicato con il cinema francese contemporaneo, che ritengo, nella media, poco innovativo e piuttosto supponente. Direi, anzi, che la mia opinione esce rafforzata dalla visione del film di Lioret, che viene… leggi tutto
Attento ai problemi sociali del nostro tempo, il regista Philippe Lioret in questo film ha affrontato il tema del credito erogato dalle banche o dalle società finanziarie a chi ne abbia necessità o creda di averne.
Molto spesso, come avviene nel film, infatti, ci si indebita per soddisfare piccoli o grandi capricci, bisogni indotti dalla pubblicità…
La prima cosa che mi viene in mente per riuscire a commentare degnamente questo bel film è la relazione tra il suo titolo e il titolo del libro dal quale è stato ricavato: “Vite che non sono le mie”. C’è un passaggio, nel corso di una udienza processuale, in cui l’avvocato della controparte (ossia la pseudo-banca, alla quale…
Una giovane donna magistrato ha un tumore cerebrale che le lascia pochi mesi di vita; un suo collega più anziano la assiste nel caso di un’immigrata con bambina a carico, insolvente verso un’agenzia di credito al consumo. Questa volta, lo dico con rammarico, la coppia Lioret (regista)-Lindon (protagonista) apprezzata in Welcome delude. Poteva venire fuori una storia del tipo…
Capolavori? È parola grossa. E di certo non oggettiva.
Mi sono limitato, nel mese di aprile 2016, a leggere molte recensioni a cinque stelle riferentisi a film da me conosciuti ed apprezzati (se…
Anche dopo avere visto Tutti i nostri desideri, continuo a pensare, forse anche con maggiore convinzione, che Lioret sia un regista sopravvalutato. Non nego di avere un rapporto quanto meno complicato con il cinema francese contemporaneo, che ritengo, nella media, poco innovativo e piuttosto supponente. Direi, anzi, che la mia opinione esce rafforzata dalla visione del film di Lioret, che viene…
È bello sapere di aver fatto qualcosa di utile nella vita, soprattutto quando si sa che si sta per lasciarla, tanto più se ciò accade, come alla protagonista, nel bel mezzo di un cammino fin lì felice.
Malattia, con tutto il carico di dolore fisico e morale che la stessa comporta, e impegno/disagio sociale sono i due aspetti salienti del film di Philippe Lioret…
A parte l'ottima prestazione recitativa dei due protagonisti, ho apprezzato davvero poco questo interminabile dramma. Tanti temi importanti si sono accavallati, ma direi che nessuno è stato realmente approfondito. Le scene più significative: la nuotata nel lago gelato e la partita di rugby, due momenti di necessaria evasione, di umanità e di calore.
Lioret e' uno dei registi francesi da conservare come una reliquia di raro valore.Il suo e' un cinema di sentimenti e di realta' sulla vita quotidiana gia' raccontata splendidamente nel bellissimo WELCOME.Anche la pellicola in questione si mantiene su valori morali altissimi e il dolore si mischia alla normalita' della vita giornaliera trasmettendo allo spettatore solo grandi emozioni con una…
Buon film, che sa di pulito, genuino, sincero e di buoni sentimenti. Un film onesto per persone oneste. Non sono un amante dei film francesi, ma quando un film è fatto bene, va bene anche se contiene dei fronzoli 'francesisti'. Bella la regia di Philippe Lioret, uno che di cinema se ne intende, anzi un pezzo di storia del cinema. Bravi anche i due interpreti protagonisti, Marie Gillain, brava…
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Commenti (5) vedi tutti
Un film semplicemente imperdibile.
leggi la recensione completa di ezioIspirato al bel romanzo di Emmanuel Carrère, Vite che non sono la mia, edito in Italia da Adelphi, il film affronta - nel 2011 - un tema che non credo abbia perso d'attualità.
leggi la recensione completa di laulillaNon vado a commentare il contenuto che personalmente è ben sviluppato e inattaccabile. Gli attori fanno la loro parte diligentemente. La regia è anonima e, probabilmente, è il lato debole del tutto che si risolvere ad essere una pellicola piuttosto piatta, priva di estetismi. 6
commento di fra_pagaComprendere. A volte è possibile.
commento di sarvaegoIl tema alla base è già stato trattato in molti altri film, ma la recitazione e lo sfondo sociale dà a questa pellicola un valore particolare: commovente senza mai voler essere "furbo"…
commento di knovak