Regia di Whit Stillman vedi scheda film
In un college, quattro studentesse (una saputella snob, due gregarie e una nuova: l’unica quasi normale) gestiscono un centro per la prevenzione dei suicidi ma sono incasinate come e più di quelli che vorrebbero aiutare. Uno di quei film che mi tolgono ogni residua speranza sulle sorti future della commedia USA: personaggi totalmente privi di interesse ma per cui siamo chiamati ugualmente a simpatizzare, sceneggiatura scritta da qualche ubriaco in crisi di astinenza (la recensione di Nazzaro vaneggia di Jane Austen e Henry James, figuriamoci), didascalie ammiccanti, citazioni cinefile buttate lì tanto per fare impressione (Baci rubati e Fred Astaire: meglio sorvolare sul penoso accenno di musical nel finale). Una colossale idiozia davanti alla quale non si ride mai, nonostante tutti si sforzino di sembrare buffi: uno si dichiara cataro, uno scrive la tesi sul declino della decadenza, uno ignora i nomi dei colori (e qui si scade veramente nel decerebrato, senza però arrivare al demenziale). Anche nel precedente film di Stillman The last days of disco (gli altri due non li conosco) i personaggi venivano lasciati a sé stessi per vedere cosa succedeva, ma lì almeno c’erano interpreti decenti.
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