Regia di Whit Stillman vedi scheda film
Whit Stillman: quattro film in 22 anni. E ben tredici anni di distanza fra questo magnifico Damsels in Distress. Ragazze allo sbando e il precedente The Last Days of Disco. Con un gusto impeccabile, che non risulta mai stucchevole, il più appartato fra i registi indipendenti statunitensi compone un magnifico romanzo di formazione, che oscilla fra Jane Austen e Henry James, per raccontare i tormenti sentimentali di un quartetto di fanciulle alle prese, implacabilmente, con uomini non alla loro altezza. Stillman è in grado di scrivere dialoghi perfetti (che neache il doppiaggio riesce a rovinare) e letterari senza farli pesare nel gioco degli attori. Compone inquadrature schiettamente classiche (si pensa a Mark Sandrich, Edmund Goulding, Garson Kanin e George Cukor) senza mai fare sconti sulla viscerale disperazione delle sue protagoniste. In netta controtendenza rispetto al cinema dominante, Damsels in Distress, attraverso il prisma dei sentimenti, offre uno sguardo disincantato e acidulo sugli Stati Uniti (basti pensare alla festa della confraternita), e ci offre il più bel numero di musical (una citazione incrociata fra il minnelliano Spettacolo di varietà e Fred Astaire) dai tempi di Alto basso fragile di Jacques Rivette. Stillman, calligrafo acuto e sismografo degli oscillamenti del cuore, filma con potente discrezione e invita al sorriso. Magnifiche, infine, la cicatrice sul labbro di Analeigh Tipton e la grazia neoclassica di Greta Gerwig.
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