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Damsels in Distress. Ragazze allo sbando

Regia di Whit Stillman vedi scheda film

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La recensione su Damsels in Distress. Ragazze allo sbando

di zombi
8 stelle

arguto, soave e leggero questo film di stillman su quattro studentesse universitarie e le loro ambasce. scritto bene con dialoghi fulminanti e battute esilaranti("potrebbe essere dislessico" "no(risponde un'altra)i dislessici sono intelligenti")le quattro damigelle cercano di distreggiarsi nell'ambito universitario differenziandosi, ma entrando esse stesse in una categoria ben precisa. capitanate da violet(gerwig), heather(maclemore) e rose(echikunwoke) adocchiano lily(tipton)credendola una matricola e le chiedono se le possono essere d'aiuto per avere una corsia prefenrenziale nell'inserimento. lily accetta. aiutato egregiamente dalla musica di mark suozzo, stillman ci immerge in un mondo-non-luogo in cui potrebbe benissimo non esserci tempo, dove tra il centro prevenzione suicidi e le feste serali nei dormitori maschili le ragazze cercano di dare un senso alla loro presenza lì dentro, che le vedrà poi un giorno scaraventate nel mondo vero. se è possibile violet insegna a lily che bisogna ambire a soggetti maschili inferiori poichè tenderanno a vederti sempre come una cosa bella da conquistare e raggiungere. violet e heather sembrano perennemente sotto l'effetto di qualche droga(legale o meno)che le tiene calme. rose sembra più coi piedi per terra. i maschietti poi non sono da meno. chi come zavier(becker) desidera vivere come un cataro, soprattutto per ciò che riguarda il sesso o come fred(brody) che vive una seconda personalità offrendo drink alle ragazze che desidera conquistare. convintasi di essere innamorata di frank(metcalf)violet scappa per una notte dal campus per ritrovare se stessa il giorno dopo annusando una saponetta. che si voglia tradurre distress con pericolo, angoscia, emergenza o preoccupazione, tutti e quattro i significati calzano perfettamente a queste damigelle degli anni duemila che si ispirano a certe madame o madonne magari perchè del quattrocento, che sognano chissà mai quale maschio idealizzato e si accontentano di un deficiente contento di ritrovare la pallina antistress o di uno che si esalta per aver imparato a chiamare i colori. greta gerwig è bravissima coi suoi vestitini abbinati e i capelli tenuti da spillette e l'aria sciattina della stellina indie a dare spessore ad una schizzata che proviene da un'adolescenza veramente problematica e che molto almodovar-ianamente risolve tutto con una sniffata ad una saponetta e creando un ballo "nuovo" mescolandone i passi di svariati già esistenti. un film non facile nella sua apparente scorrevolezza. 

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