Regia di Manetti Bros. vedi scheda film
CONTIENE ANTICIPAZIONI - Devo dire che non mi ha deluso questo strano prodotto italiano, che tra l'altro non presenta un fastidioso binomio di tante produzioni del nostro Paese di oggi, cioè la compresenza di ambizioni artistiche e mancanza di talento e idee. Questo non è un grande film, ma si conquista sicuramente l'appellativo di dignitoso, e anche di originale.
Quanto all'ambientazione, i tocchi riusciti sono diversi, come quegli inquietanti gorilla-autisti, lo squallido edificio superblindato, e il generale clima di mistero e spaesamento. Anche il personaggio della donna di colore è indovinato e fuori dagli schemi.
Non sapendo assolutamente nulla della trama, mi aspettavo per un po' un oscuro complotto di stampo polanskiano (che bello sarebbe stato, però). La presenza dell'extraterrestre mi ha sorpreso e inizialmente infastidito un po', anche perché mi vedevo davanti la vecchia tiritera sui marziani buoni e portatori di pace. Di nuovo, però, le mie attese erano sbagliate.
Forse il modo in cui il film ha di creare l'attesa e di sbattere in faccia la sorpresa finale è un po' troppo smaccato, cioè i registi fanno proprio di tutto per "ingannare" lo spettatore. Comunque quella sorpresa è forse il punto di forza di un film che altrimenti si sarebbe adagiato nella banalità, nei facili messaggi di tolleranza e rispetto del diverso e della bontà del brutto. Invece, al contrario, vi si può leggere - al limite - un monito a non fidarsi troppo e subito di qualcuno che non conosciamo e certamente è molto diverso da noi. Forse l'errore della traduttrice è di essere un po' troppo buonista e suggestionata da Amnesty International. A proposito: se i riferimenti all'associazione siano una specie di pubblicità o un'accusa alla stessa di buonismo e ipergarantismo non sono riuscito a capirlo.
In generale è un film che si guarda volentieri e stupisce, a patto che non ci si metta lì cercando un film di fantascienza in senso classico. Buone le prove di Fantastichini e della Cuttica. Fotografia in digitale, purtroppo.
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