Regia di Manetti Bros. vedi scheda film
Una giovane traduttrice sinologa, Francesca Cuttica, è incaricata da un risoluto funzionario dello Stato, Ennio Fantastichini, di tradurre quel che dice un “ospite” rinchiuso in un seminterrato al quale può accedere solo bendata. L’interlocutore è al buio e viene interrogato con brutalità, mentre l’interprete si rende conto che non arriva esattamente dalla Cina... Girato con quattro soldi, un sacco di energia, effetti speciali digitali più che dignitosi per una produzione autarchica, L’arrivo di Wang è un film di fantascienza Made in Manetti Bros., marchio di fabbrica che significa genuina passione per il genere, voglia di stupire e inventiva nella messinscena. Due attori più il “coso” interrogato, una stanza chiusa e poco altro, nonostante un finale aperto a una guerra dei mondi spettacolare quanto basta. Certo sulla distanza l’ottima idea di base della sceneggiatura si dilata un po’, il soggetto sarebbe stato perfetto per un corto o un mediometraggio, ma anche così la tensione regge fino all’ultimo secondo, liberatorio seppur scorretto politicamente (però diciamolo: è il suo bello). Dopo i fasti del Coliandro televisivo, i fratelli cineasti regalano quindi un gioiellino artigianale al quale non è “creativamente” estraneo lo stesso Fantastichini, grande esperto di fantascienza e fondatore di una società che si chiama Klaatu Productions. Vi dice niente?
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