Regia di Manetti Bros. vedi scheda film
Gaia lavora come interprete di cinese. Mentre sta sbobinando gli episodi di una serie tv che deve tradurre, riceve una telefonata: serve una traduzione urgente, in un luogo segreto con un individuo dall’identità nascosta, tenuto al buio. Quando diventa difficile procedere, Gaia insiste affinché gli venga svelato il protagonista dell’interrogatorio gli venga svelato, senza sapere che quella rivelazione cambierà la sua esistenza.
A pensarci a posteriori solo i Manetti Bros. potevano pensare e produrre una pellicola di questa fattura. Vuoi per l’idea brillante alla base della sceneggiatura, vuoi per la messa in scena, con tanto di effetti speciali digitali, più che distinti se si pensa al budget irrisorio con cui questa pellicola è stata realizzata.
Una pellicola totalmente artigianale che si sostiene grazie all’intelligente soggetto di base. C’è da dire che fin quando la luce è spenta e l’identità di Wang celata, la pellicola scorre a gonfie vele, ma quando il mistero viene svelato il film cala di mordente e, basandosi esclusivamente su un interrogatorio, finisce per diventare ripetitivo e poco originale.
Allettante anche la presenza di Ennio Fantastichini, che a quanto pare ha preso parte al progetto anche e soprattutto grazie alla sua passione per l’argomento, che dona al film quel tocco di ricercatezza che lo rende sicuramente un pezzo di nicchia dal fascino inimmaginabile.
Grazie anche al finale, assolutamente non scontato, il film de i Manetti Bros. per quanto non possieda scene o sequenze memorabili, resta comunque un esperimento riuscito, una chicca cinematografica molto più validi di molti altri film indegni di essere definiti tali.
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