Regia di Francesco Lagi vedi scheda film
Il film di Francesco Lagi prova a proporre un più ampio respiro rispetto al fin troppo omologato prodotto medio italiano (ovvero, commedie pasticciate o drammi fatti e finiti), ma scopiazzando a destra e a manca prendendo spunto da soggetti altisonanti (da “Mash” di Robert Altman a “La grande guerra” di Monicelli), finisce per il venir sconfitto per un confronto che lui stesso va a richiamare (e non solo per questo).
Il capitano Sandro Vinciguerra (Silvio Orlando) ha l’occasione che vale una carriera quando è chiamato a guidare la missione che vede come obiettivo l’arresto di un criminale di guerra nell’ex Jugoslavia.
Ma poi si ritrova tra i piedi il figlio Giacomo (Francesco Brandi), convinto pacifista, e tutto sarà più complicato, ma se non altro potrà confrontarsi con lui come non gli era mai capitato in precedenza.
Di carne al fuoco ce ne è tanta, ma poi alla fine la maggior parte viene cotta poco e male.
I difetti sono parecchi e fin troppo evidenti, in primis quando si vogliono riecheggiare fasti andati ed evidenti si finisce precocemente con l’arrancare (più che risate surreali si tratta di siparietti mal riusciti) e poi la storia si risolve con una semplicità che sa di ennesimo tentativo non andato a buon fine.
Ed è un peccato perché la basi non erano poi così malvagie, tra un rapporto padre-figlio fatto di fuochi e fulmini, personaggi con la propria ragion d’essere (come quello di Alba Rohrwacher), ma poi trovare un’alchimia tra le parti non era cosa facile e soprattutto il film non ci riesce.
Ed anche i passaggi surreali, che vedono richiamato nient’altro che Che Guevara (interpretato da Filippo Timi), paiono più che altro velleitari.
Insomma il film aveva degli obiettivi alti che non riesce a conseguire, poi ha il merito, di partenza, di averli cercati, e per questo fa anche una certa tenerezza (anche perché andare oltre non è consentito), ma visti i risultati non si può soprassedere solo in virtù delle (buone) intenzioni.
Un mezzo pasticcio che si salva, solo in parte, per alcune soluzioni estemporanee, il resto è purtroppo poca cosa.
Pretenzioso.
Ci prova, ma fa più che altro un mezzo pasticcio, fermo restando che non è tutto da buttare ciò che produce.
E' sempre un valore aggiunto importante, ma questa volta non riesce a fare la differenza (e non è la prima volta ultimamente).
Comunque sufficiente.
Un pò sprecata (per il ruolo), un pò sotto utilizzata (per la scarsa presenza).
Sicuramente lontana (e non di poco) dalle sue migliori interpretazioni.
Piccolissimo ruolo senza momenti di vera importanza.
Molto discutibile la sua presenza come Che Guevara.
Non tanto perchè lui non sia capace tanto perchè la cosa sa molto di macchietta studiata (male) ad hoc.
Presenza francamente evitabile.
Tra tutti è il più credibile.
Il suo personaggio (calibrato dalla gensi piuttosto male) l'avrei eliminato volentieri dopo cinque minuti, non tanto per il suo significato (che un senso ce lo avrebbe anche), ma per come è esposto (al pubblico ludibrio direi).
Poi si risolleva in corso d'opera, ma nel complesso non funziona molto bene.
Teniamocelo giusto per la canzone che accompagna i titoli di coda.
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