Regia di Guido Lombardi (II) vedi scheda film
-“Dove stanno gli africani ricchi in questa città?”
-“In prigione”
-“Si comportano tutti da schifo in questo posto”
-“Benvenuto in Italia”
Il cinema italiano troppo spesso sembra non riuscire a guardare al di là del proprio naso (o forse è meglio dire che neanche fin lì arriva) e già solo per questo motivo il primo film di Guido Lombardi ha un effetto decisamente positivo fin dai primissimi approcci.
Si cala nel più classico dei mondi tanto vicini, ma anche tanto lontani (si sbarrano gli occhi ci si tappa le orecchie e la bocca se ne sta muta quando ci passano davanti certi argomenti), una realtà che come tale affronta muovendosi tra fatti realmente accaduti ed una costruzione narrativa intorno secca, ma anche ricca di spunti funzionali alle circostanze.
Yussouf (Kader Alassane) arriva a Castel Volturno (“La città più africana d’Europa” Roberto Saviano) con le migliori speranze al fine di guadagnare i soldi necessari per poter intraprendere poi una carriera professionale nella sua terra natia.
Cerca suo zio Moses (Moussa Mone), ma trova un primo riparo presso degli uomini africani poveri, ma di buon cuore con i quali socializza velocemente e si fa ben volere.
Poi un giorno trova suo zio che fa tutt’altra vita e presto si accorgerà di cosa si occupi; entrerà nel mondo dello spaccio di droga sotto di lui, guadagnerà tanto, ma la camorra non tarderà a mettere gli occhi sui loro affari.
Ispirato a sanguinosi fatti realmente accaduti, Lombardi riesce a gettare un occhio concreto su una realtà tanto conosciuta quanto inquietante dimostrando una gran coerenza di fondo ed anche capacità realizzative di tutto rispetto.
Tutto parlato nelle lingue originali dei protagonisti (inglese, francese e dialetto napoletano), scelta necessaria ed apprezzabile, segue da vicino il percorso “italiano” di Yussouf, le classiche tante aspettative (vedi le due citazioni che ho riportato in apertura), la povertà, la speranza di aver raggiunto il benessere che ben presto però si trasforma nella paura di non sopravvivere.
In un contesto di disperazione criminale sono molto curati i rapporti umani, oltre a quello zio-nipote (apripista ad una nuova vita criminale) e all’amicizia più sincera (e drammatica), stupisce ancor di più l’attenzione, e lo spietato realismo, con cui affronta il legame tra Yussouf e Suad, da un approccio sentimentalmente promettente fino alla constatazione di una realtà senza possibilità di fuga.
E il film passa senza affanni dallo spirito di fratellanza della povera gente (scaldante il clima che si respira nella “casa delle candele”) ai territori più cupi, con un bel montaggio deciso ed attento che non perde mai il controllo della situazione.
Cinema dunque necessario per ciò che mostra, ma altrettanto (se non di più) valido per il modo in cui lo fa, che non manca di lasciare un po’ di speranza anche laddove il dolore ha lasciato il segno (a tal proposito il finale è emblematico).
Trattasi quindi di un esordio sorprendente, a questo punto attend(iam)o al varco il nuovo lavoro di Guido Lombardi (“Take five”), sperando che questa volta abbia la possibilità di non passare inosservato perché con questo bel film, che tende anche ad aprire strade fin troppo sbarrate nel nostro cinema, se l’è decisamente meritato.
Rivelatorio.
Dimostra di possedere capacità importanti, una coerenza limpida e che in Italia un cinema "diverso" si può (e si deve) ancora fare.
Rivelazione da tener d'occhio e sponsorizzare in ogni modo.
Riesce ad essere realmente partecipe, sicuramente aiutato dalla gestione del suo personaggio eseguita a monte, ma anche decisamente tanto ardimentoso quanto aderente oltre che generoso nella sua disinvolta naturalezza.
Meno evidente sotto tutti i punti di vista rispetto al collega di set Alassane (sia per il ruolo che per la convinzione di fondo), ma più che adeguato.
Si giova di un ruolo trattato senza sconti e, con lo sguardo ed il sorriso che si ritrova (volto espressivo oltre che semplicemente bellissimo), riesce ad essere come una luce nel buio (purtroppo, ma realisticamente, destinata a spegnersi nel film).
Brava.
Semplice quanto serve e basta.
Più che sufficiente.
Seconda donna più in vista del cast in un ruolo che da una sincera speranza.
Solare.
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