Trama
La sera del 18 settembre 2008 sul litorale della Domiziana, nel casertano, un commando di camorristi irrompe in una sartoria, spezzando per sempre la vita a sei ragazzi di colore e ferendone gravemente un altro, che lì lavoravano in condizioni precarie. Quella stessa sera Yssouf, un giovane immigrato africano che è giunto in Italia con l'illusione di un lavoro onesto, vuole rompere i ponti con lo zio Moses, colui che lo ha invischiato in un giro di cocaina che gli garantisce un ottimo ritorno economico, ma che lo porta a stretto contatto con il mondo della malavita e in rivalità con il potente clan dei nigeriani.
Approfondimento
LAGGIÙ, NELL'AFRICA NAPOLETANA
La Bas, laggiù, è il posto in cui sognano di arrivare gli africani guardando all'Europa. Non importa dove, basta che sia laggiù. Capita, però, che quel laggiù non sia altro che una chimera, un inferno a poco meno di 20 km da Napoli, dove proliferano micro e macrocriminalità, capaci di giocare con le loro vite. Trattati come pedine da muovere in base alle leggi di un'economia sommersa, gli immigrati diventano solo strumenti per maggiorizzare i profitti di varie forme di mercato nero: prostituzione e traffico di sostanze stupefacenti, in primis, permettono a bianchi e neri di vivere un tacito accordo, fatto di regole non scritte da non violare. I primi pagano i secondi e i secondi arricchiscono i primi, un corto circuito che prima o poi manda segnali di avvertimento tramite la morte. E così è accaduto la sera del 18 settembre 2008, quando un commando di killer della camorra irrompe in una sartoria di Castelvolturno uccidendo sei ragazzi. Non importava che fossero innocenti, non era necessario che fossero coinvolti nei loro loschi affari: il raid serviva solo a rimarcare chi comandava nella zona, a sottolineare le gerarchie di una Gomorra non disposta a non cedere armi, potere e condizioni di negoziazione ai nuovi arrivati. La Campania non è l'Africa e, nonostante il sole che spacca le schiene, vigono tacite leggi tribali che nessun sciamano può rompere o infrangere.
GOMORRA NERA
Nello stesso contesto del sottobosco criminale di Gomorra (2008) e proprio nel momento della strage, i cui responsabili sono stati condannati grazie alle testimonianze di chi per puro caso è riuscito a salvarsi fingendosi morto, Guido Lombardi ambienta la sua storia, raccontando dal punto di vista dei quasi ventimila immigrati africani il confine tra legalità e illegalità. Una comunità, quella africana, che Lombardi conosce bene da anni per il suo lavoro di cameraman e per le riprese effettuate a una delle loro feste di ballo, trasferite in dvd per essere poi vendute tra le bancarelle dei loro conterranei. Dalla stessa, il regista ha anche attinto gli improvvisati attori del film, tutti non protagonisti: Alassane Kader lavorava in una sala di registrazione a Forcella ed è conosciutissimo nell'ambiente musicale afropartonopeo, Moussa Mone invece gestisce una discoteca. Grazie a loro, Lombardi ha appreso delle condizioni di vita a cui erano costretti gli africani della zona e notato qualche volta qualche boss nero, vestito come un gangster di Harlem degli anni Trenta.
ATTINENZA AI FATTI
Raccontando un episodio controverso, il regista ha dovuto girare quasi di nascosto. Le autorità locali non erano infatti propense a rilasciare permessi per concedere le location, con la paura che la raffigurazione della criminalità avesse ripercussioni negative per l'economia della zona, già in ginocchio per molti altri fattori contingenti. Eppure, la prima idea di Lombardi non era legata al racconto della strage. Era in fase di stesura di una sceneggiatura che raccontava la condizione degli immigrati, costretti a scegliere tra 10 euro da guadagnare con duro e onesto lavoro o 100 euro da ottenere in pochi minuti con attività illecite, quando è accaduto l'impensabile. La strage a quel punto è entrata di forza nella storia e vi è entrata attraverso l'adesione ad atti formali, resoconti processuali, verbali della magistratura e ordinanze di carcerazione. Per evitare che lo spettatore perdesse di vista il vero focus della vicenda e potesse immedesimarsi in personaggi bianchi, Lombardi ha anche preferito che i suoi attori recitassero nelle loro lingue originali, francese e inglese.
Note
Dalla sopravvivenza alimentare all’esistenza criminale. Là-bas è l’istantanea di un circolo vizioso: Lombardi, all’opera prima, considera il magistero di Gomorra, adagia sulla materia brutalmente reale (perché reale è l’epilogo cruento) le dinamiche del genere, consapevole che le traiettorie del noir rivelano da sempre nuclei tragici quotidiani e universali. Là-bas si immerge nella realtà, ne rispetta l’impasto linguistico (si parla francese, inglese, napoletano, quasi per nulla italiano), asciuga la narrazione sino a farla aderire alla cronaca, facendo sopravvivere con parsimonia simboli incisivi: come quel ritorno finale, fuori dalle crudeli leggi del noir, differenza che è tangibile speranza. Saggio antropologico in vesti nere, cinema teso, verso il reale.
Trailer
Scrivi un commento breve (max 350 battute)
Attenzione se vuoi puoi scrivere una recensione vera e propria.
Commenti (2) vedi tutti
Storia complicata di una Cultura diversa dalla nostra e da rispettare in un contesto difficile ma visivamente e anche dalla Storia per nulla affascinante.voto.1.
commento di chribio1Neorealismo di ritorno,film duro e non omologabile.Quasi un istant-movie su fatti che sono accaduti nel nosrto paese e che purtroppo facilmente dimentichiamo.Imperdibile.
commento di ezio