Regia di Josef Von Sternberg vedi scheda film
Una storia di degradazione, forse a causa di una donna, ma più probabilmente a causa di un inconscio desiderio di abiezione insito allo stesso protagonista, descritto all’inizio come un professore liceale fin troppo austero. Sternberg, viennese che si era fatto le ossa nel cinema, anche di genere, americano, sa trarre profitto dalla lezione dell’espressionismo, nonché dalla presenza scenica di due interpreti d’eccezione: il grande attore del muto Emil Jannings e l’astro nascente Marlene Dietrich, che proprio l’autore dell’”Angelo azzurro” lanciò nel firmamento, tirandola fuori da una carriera fino ad allora anonima. L’attrice tedesca, ancora giovane e dai lineamenti distesi, rispetto alla maschera da vamp che tutti abbiamo conosciuto, tira fuori un inusitato erotismo da una semplice combinazione di costumi di scena da tabarin: il cilindro, le coulottes, le calze nere che lasciavano scoperta una piccola porzione delle cosce, per un’iconografia che rimarrà nella storia del cinema. Tanto da far fare “chicchirichì” al severo professore liceale (che all’inizio è accolto con favore dal padrone del locale, in quanto può nobilitare con la sua serietà un’attività così “bassa”), pronto a perdere tutto pur di seguire nell’abisso l’attrazione dell’Angelo azzurro, pronto a perdere anche l’onore e presentarsi su un palcoscenico travestito da pagliaccio e a farsi rompere delle uova sulla testa ormai pelata.
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