Regia di Bruno Corbucci vedi scheda film
Deludente ritratto semiserio del contrastato rapporto tra Raffaello e Margherita (la fornarina), diretto senza spunti da un regista (altrove) discreto. Un cast stellare sprecato a causa di una sceneggiatura poco efficace.
1518/1519. Raffaello (Fred Robsan), a Roma su convocazione del Papa, è all'opera sulla straordinaria opera di rinnovo urbanistico e artistico della città in generale e del Vaticano in particolare. Incontra Margherita (Igli Villani), figlia di un fornaio, per la quale prova subito un forte sentimento d'amore, corrisposto dalla ragazza. La loro relazione però è costretta ad affrontare la gelosia della principessa Beatrice (Ira von Fürstenberg), giunta da Firenze per riconquistare le attenzioni di Raffaello.
Un cast da far tremare i polsi, comprensivo di un infinito numero di commedianti, alcuni noti da tempo (Macario, Franco e Ciccio, Vittorio Caprioli, Umberto D'Orsi, Lando Buzzanca, Mario Carotenuto), altri destinati a un radioso futuro (Lino Banfi), affiancati da caratteristi onnipresenti (l'immancabile Jimmy il Fenomeno, nel subliminale ruolo d'un carcerato). Eppure questa sorta di rievocazione storica e semiseria - il cui obiettivo dovrebbe essere la commedia - di un breve periodo di vita di Raffaello, mai fa ridere e si trascina fiaccamente senza emergere minimamente dalla mediocrità.
Se il soggetto fosse stato tratto da qualche testo Boccaccesco e Corbucci avesse osato un pò di più sul versante erotico, saremmo stati di fronte a un decamerotico ante litteram. E sarebbe stato senz'altro meglio. Il paragone, ad esempio, con quei (di poco) successivi film in costume di Mariano Laurenti (Quel gran pezzo dell'Ubalda o La bella Antonia prima monica poi dimonia) è inclemente, facendo propendere l'ago della bilancia in favore della tanto criticata e bistrattata commedia sexy in costume. Persino il peggiore esemplare di decamerotico prevale, in ritmo e ironia, sulla piattezza di questo fiacco Nel giorno del Signore.
Va considerato anche il fatto che gli autori del film non approfondiscono i dettagli storici né si pongono su un piano più serio e impegnato. Si poteva ad esempio trattare con più attenzione il delicato tema del potere temporale, quello della ragione di stato o degli usurai (menzione di merito comunque per il sempre valido Caprioli in tale ruolo) o della impopolare prevaricazione del ricco sul povero. Niente di tutto questo, mentre quel che resta è un inutile assembramento di volti noti, costretti a interpretare piccoli e insignificanti ruoli di contorno. Il paradosso (tra potenzialità del cast tecnico/artistico a disposizione e il risultato) si manifesta in ogni settore: scenografie sufficientemente curate, riprese anonime e addirittura - se l'orecchio non inganna - superficialità nel doppiaggio: il grande Umberto D'Orsi parla con la voce di Pupo De Luca!
Nel giorno del Signore: Igli Villani
Citazione (prima dei titoli di coda)
"Macchiavelli ha scritto: 'Tra la miseria e la ricchezza è sempre da preferire la ricchezza'."
Replica di un volgare plebeo:
"E ce voleva Machiavelli per dì 'sta stronzata?"
Nel giorno del Signore: flano pubblicitario
"La vita di Raffaello Santi (o Sanzio) forma un completo contrasto con quella di Leonardo. Se questi, che visse a lungo, produsse poco, Raffello, morto a 37 anni, ha lasciato, invece, un'opera immensa, che è pervenuta, quasi intera, sino a noi." (Salomon Reinach)
F.P. 14/06/2021 - Versione visionata in lingua italiana (durata: 89'14")
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