Regia di Michele Placido vedi scheda film
Grande professionalità e ottimi mezzi a disposizione per Placido in questa co-produzione tra Francia, Belgio e Italia; l'idea è essenzialmente quella di proporre un 'polar' (poliziesco + noir) classico, alla francese, anche se spesso nelle intenzioni registiche si intravedono scorci di poliziesco più propriamente "all'italiana" (inseguimenti, sparatorie, brutalità gratuite). Anche il personaggio del commissario Mattei non può non ricordare a tratti il tipico carattere tagliato con l'accetta dei suoi colleghi (Tanzi, Betti) interpretati nei gloriosi anni Settanta da Maurizio Merli. Certo, Daniel Auteuil è sicuramente più espressivo (non ci vuole granchè) e il budget la dice lunga sulle potenzialità della pellicola, che sono chiaramente distanti anni luce da quelle dei prodottini di mero intrattenimento che il cinema italiano sfornava ormai quaranta anni prima di questo Il cecchino; in ogni caso, a conti fatti, film come questo servono per lo meno a ricordare che in certi generi i registi italiani hanno saputo fare buone cose e ancora sanno farle. La sceneggiatura e il cast sono però quasi interamente francesi: il copione è opera di Denis Brusseaux e Cédric Melon, mentre sullo schermo compaiono fra gli altri Mathieu Kassovitz, il citato Auteuil, Olivier Gourmet e i nostri Violante (figlia del regista) Placido e Luca Argentero. Ciò che rimane al termine della visione de Il cecchino è semplicemente l'idea di aver assistito a un film spettacolare senza particolari riflessioni di sottofondo. 5,5/10.
Una banda malavitosa dispone di un cecchino che le copre le spalle a ogni colpo; identificato come Vincent Kaminski, militare dato per morto in Afghanistan, l'uomo viene catturato grazie a una soffiata. Ma Kaminski evade, pronto a vendicarsi.
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